ROMA – “La dismissione deve assicurare un futuro importante nel sistema bancario italiano ed europeo”.
Così il ministro dell’Economia Daniele Franco in audizione di fronte alle commissioni Finanze di Camera e Senato a proposito dell’uscita del Tesoro da Mps. Il ministro ha annunciato che il nuovo management sta lavorando “ad un’ulteriore revisione del piano”.
“Siamo consapevoli del complesso e delicato compito affidato al nuovo amministratore delegato” Luigi Lovaglio e cioè “la realizzazione di un ambizioso e credibile piano industriale che rappresenta la strada maestra per restituire la banca al mercato” e “per consentire la migliore valorizzazione dell’investimento dello Stato nel capitale della banca”.
Franco ha assicurato che il Mef “si farà promotore di soluzioni che in primo luogo mirino a salvaguardare i livelli occupazionali, in secondo luogo a salvaguardare la tutela del marchio, in terzo luogo il legale con il territorio”, perché la banca fa parte del “patrimonio economico, culturale e sociale di Siena, della Toscana e del Paese”.
L’ammontare dell’aumento di capitale di Mps “lo vedremo con il piano industriale che riesaminerà la situazione di Mps sia in relazione agli sviluppi interni” che in relazione all’andamento “della nostra economia nel quadro internazionale”. “In questo momento” i 2,5 miliardi indicati nell’ultimo piano approvato “resta l’ultima cifra vedremo, in base al nuovo piano quale debba essere la cifra. In questo momento 2,5 miliardi di euro è la cifra ancora adeguata”.
“L’obiettivo del ministero” nelle trattative con la Ue – ha detto ancora Franco – “è conseguire una congrua proroga funzionale a consentire la realizzazione dell’aumento di capitale e nel medio periodo la piena realizzazione delle ulteriori iniziative di ristrutturazione e un incremento dell’efficienza necessaria a riportare il Monte su livelli di redditività stabilmente più elevati”.
Inoltre il ministro ha chiarito che il mantenimento del controllo di Mps da parte dello Stato “senza limiti di tempo è uno scenario non ipotizzabile” alla luce della normativa europea. “E’ ragionevole attendersi che solo dopo l’aumento” di capitale e la realizzazione delle “iniziative di miglioramento dell’efficienza si creeranno condizioni più favorevoli per privatizzare” il Monte.