ROMA – “Dalla copia forense non vedo traccia di ricerche”. Il caso dei ‘35 file’ è adesso un capitolo chiuso.
Augusto Vincenzo Ottaviano, assistente capo coordinatore della polizia postale di Genova, ha voluto chiarire l’episodio emerso nel corso dell’audizione del pm Nicola Marini davanti alla commissione che indaga sulla morte di David Rossi. Il magistrato aveva accennato al fatto che nel computer fisso del manager fossero stati trovati 35 file inerenti la parola “suicidio”. “Si tratta in buona parte di mail, visto che Rossi era iscritto a diverse newsletter per la rassegna stampa – ha affermato l’agente -. In quei giorni era emerso uno studio sui suicidi dell’anno precedente ed è probabile che al suo indirizzo posta siano arrivati articoli che ne parlavano. Dall’analisi della copia forense però non risultano ricerche effettuate dal browser”. Ottaviano ha voluto chiarire anche il modo di procedere: “Noi utilizziamo software forensi per fare analisi. Non sono ricerche fatte sui drive, ma sono fatte sugli artefatti”.
L’agente è stato sentito insieme al collega Stefano Frisinghelli e a Claudio Di Tursi, ispettore superiore tecnico. I tre rappresentati della postale si erano occupati delle indagini su alcuni supporti informatici appartenuti a Rossi nell’ambito dell’inchiesta per abuso d’ufficio in merito ai presunti festini.
Oltre al caso dei 35 file, avevano registrato e segnalato anche l’anomalia della mail postuma. Quella con oggetto “Help” e che recava come data di creazione il 7 marzo, ovvero il giorno dopo la morte di Rossi. Quel messaggio, indirizzato all’interno di una corrispondenza con l’allora amministratore delegato di Banca Mps, Fabrizio Viola, recava tutta il 4 marzo come data di spedizione. Fatto per altro confermato da Lorenza Pieraccini, ex segretaria di Viola, e Valentino Fanti, ex caposegreteria di Giuseppe Mussari, che ai commissari avevano ribadito di averlo letto proprio quel giorno.
“E’ stata scritta in due versioni: una, fatta qualche secondo prima della seconda, è stata cancellata e trovata tra gli elementi cancellati, e l’altra, in cartella inviati, con il testo: ’Stasera mi suicido aiutatemi!!!!’ ed è stata inviata subito dopo. L’anomalia di entrambe queste email risiede nel fatto che si ha come data di invio il 4 marzo 2013 e come data di creazione il 7 marzo 2013. C’è una spiegazione plausibile per questo”, ha affermato Di Tursi, che ha delineato l’accaduto: “Dagli atti ricevuti a corredo delle copie dei dischi che venivano dalla procura di Siena c’è un documento che dice che la polizia postale di Siena, in data 7 marzo 2013, aveva chiesto alla struttura informatica di Mps di fare l’estrazione dal server exchange della casella di posta di Rossi, questo è stato fatto ed è stata creato un archivio. Dalla documentazione di Microsoft emerge che un’operazione del genere può incidere sulla data di creazione. Dunque ci troviamo la data del 7 marzo per questo motivo”.