POGGIBONSI – ‘Il Delitto di via dell’Orsina’ è uno spettacolo che, come ha detto una spettatrice, ‘con quel suo misto di buffo e malinconico, al contempo, stringe il cuore e fa sorridere’.
Il teatro deve recepire i tempi che scorrono e le esigenze delle persone che li abitano. Ed oggi, dopo le settimane tristi e incerte a cui ci ha relegato la pandemia, la nostra aspirazione, come esseri umani e come spettatori, è anche quella di riconquistare quella spensieratezza che, osservava Italo Calvino, ‘non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore’. Come la sapiente leggerezza che regala ‘Il Delitto di via dell’Orsina’, in scena giovedì 5 marzo al Teatro Politeama che continua la sua importante programmazione.
Una commedia di Eugène-Marin Labiche, adattamento e regia Andrée Ruth Shammah, anche traduzione con Giorgio Melazzin che, con ironia e precisione, supera la frenesia e i timori del nostro presente, regalando l’emozione di tornare a quel teatro di qualità, in cui ogni gesto, parola, oggetto, sono curati nei minimi dettagli. E ciò è possibile solo grazie all’esperienza della regista, alla bravura e alla personalità di attori come Massimo Dapporto, Antonello Fassari, Susanna Marcomeni, in scena con Marco Balbi, Andrea Soffiantini, Francesco Brandi.
‘Il Delitto di via dell’Orsina’, con l’ulteriore referenza della produzione Teatro Franco Parenti, Fondazione Teatro della Toscana, coinvolge con una trama paradossale, beckettiana, brillantemente costruita da un gigante della drammaturgia come
Eugène Marin Labiche.
Un uomo si sveglia e si ritrova uno sconosciuto nel letto; entrambi hanno una gran sete, le mani sporche e le tasche piene di carbone. Non sanno perché, non ricordano niente della notte precedente. Lentamente tentano di ricostruire l’accaduto, ma l’unica situazione certa è quella di essere stati entrambi ad una festa di ex allievi del liceo. Di quello che è accaduto dopo, non ricordano niente. Da un giornale apprendono che una giovane carbonaia è morta quella notte. Tra malintesi ed equivoci, emerge la possibilità che i due abbiano commesso ’efferato omicidio.
“Appena ho letto il testo di Labiche – scrive Shammah nelle sue note – ho creduto che sarebbe stata una grande sfida, un’opportunità per una regia sorprendente. Pensando a questi due personaggi, profondamente diversi l’uno dall’altro, uno ricco, nobile, elegante e l’altro rozzo, volgare, proletario che devono confrontarsi con quello che credono di aver fatto, li ho subito accostati a Massimo Dapporto e Antonello Fassari. Una coppia con cui non ho mai avuto l’occasione di lavorare, che non ho mai lavorato assieme ma, credo, perfetta per dare vita a questa storia. La vivo come una scommessa, come la possibilità di dare vita ad uno spettacolo leggero e divertente ma allo stesso tempo profondo; una riflessione sull’insensatezza e l’assurdità della vita”. Inizio spettacolo alle 21 (www.politeama.info).