ROMA – La legge del 1992 che ha istituito la Protezione Civile aveva previsto uno strumento fondamentale per le emergenze, la possibilità di intervenire in deroga alle leggi.

“Poi c’è stato un tempo in cui si è immaginato che quello strumento potesse risolvere altri problemi, per ovviare a lungaggini e burocrazia. Così la politica, invece di intervenire sull’utilizzo che si è fatto dello strumento, è intervenuto sullo strumento stesso, inserendo con la legge del 2010 uno strumento preventivo” che ha di fatto affossato la Protezione Civile.

Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Franco Gabrielli intervenendo a ‘Che tempo che fa’ per parlare del suo libro ‘Naufragi e nuovi approdi‘ uscito in occasione del decennale dell’anniversario del naufragio della Costa Concordia.
Ricordando quella tragedia, Gabrielli ha però sottolineato che dal punto di vista della protezione civile quell’esperienza, e soprattutto i 30 mesi che ci sono voluti per rimettere in asse la nave e poi portarla via dal Giglio, hanno fatto emergere “l’importanza di un rapporto sinergico tra pubblico e privato. Abbiano capito che l’approccio deve essere sempre sistemico in cui ognuno gioca il proprio ruolo per conseguire un risultato importante”.

Il sottosegretario, che all’epoca era il capo della Protezione Civile, è tornato poi sul concetto di assunzione di responsabilità, ancora più fondamentale quando ci sono emergenze che richiedono decisioni rapide. “Il mondo della protezione civile, più di altri mondi è un mondo di assunzione di responsabilità e ne sono la prova i sindaci che si fanno carico ogni giorno di responsabilità al di sopra delle loro possibilità e delle risorse disposizione. Dunque il tema dell’assunzione delle responsabilità è riscontrabile in tante situazioni, il problema – dice è quando la la responsabilità è legata ad un filo che interseca più responsabilità e in quel caso o c’è la fuga dalle responsabilità o c’è il tentativo di scaricarle su altri”.