SAN GIUSTO – Un piccolo borgo antico, scrigno di storia e di lotte partigiane impresse nelle pagine dei libri di Carlo Cassola.
Una culla d’arte che porta in grembo una stratificazione che, dagli Etruschi, arriva all’anima alabastrina fino alle mani di un artista che ha lasciato un segno indelebile nell’arte Novecentesca. Siamo a Borgo San Giusto, periferia di Volterra (Pisa), che declina verso le asprezze a strapiombo delle Balze: qui è vissuto ed ha sviluppato il suo genio creativo lo scultore Raffaello Consortini, uno dei maestri indiscussi della tradizione artistica della Toscana e non solo, scomparso nel 2000.
Le opere dello scultore del vero, intrise di un realismo puro e lirico, rinascono dopo due anni grazie al coraggioso percorso intrapreso dal parroco della chiesa di San Giusto, don Fabio Villani, che ha affidato a due giovani studiosi del posto, Andrea Ribechini e Gabriele Dipaolantonio, il compito di schiudere la casa-museo di Consortini (lasciata per testamento dalla sorella del maestro, Pia, alla parrocchia di San Giusto), per avviare un riallestimento delle sale espositive. Ed ogni angolo regala una scoperta: intanto Casa Consortini si svela al pubblico attraverso un percorso tematico che si sviluppa già nell’atrio del museo, dove le urne etrusche collezionate dallo scultore dialogano con le statue dai richiami antichi forgiate dallo stesso maestro. Ed è qui che incappiamo in uno dei mille tesori che, come onde, si increspano in questa Cattedrale dell’arte racchiusa in una casa che è cultura innervata in ogni stanza: un’urna etrusca in alabastro che ha come stile, difficilmente riscontrabile in altre urne, il fatto di avere un bassorilievo scolpito su tutti i suoi quattro lati. Una peculiarità unica per le urne etrusche.
Ed il percorso nel cuore di Casa Consortini (che è poi la casa dove il maestro ha vissuto e lavorato per tutta la vita) prosegue con il tema femminile (vedi la celebre ‘Cinzia’), con il filone dedicato agli animali, con la spiritualità e il quotidiano. Lavandaie, fidanzatini che amoreggiano, uomini temprati dal lavoro, ragazze che sbocciano come fiori, accanto ai temi spirituali, alle Crocifissioni e alle Natività, passando per la costellazione delle sculture sportive: l’universo di Consortini non ha un confine che può essere misurato con il tempo, perché sonda anima e materia in maniera assoluta. Ma il mondo che si svela fra le stanze di Casa Consortini apre un climax dietro l’altro, in un museo-cantiere che pian piano riporta alla luce scrigni sconosciuti e celati per anni: al piano terra, accanto alle sale espositive, sta sbocciando l’allestimento della sala ‘Antiquarium’, collezione privata e sensazionale dell’artista in cui ritroviamo pezzi rari di arte etrusca e romana.
“Questa sala – spiegano Ribechini e Dipaolantonio – sarà aperta a breve al pubblico e stiamo lavorando per allestirla. Ci siamo ispirati al passato, ovvero a due diverse fonti: la prima è Isabella d’Este, che al palazzo Ducale di Mantova fece allestire, nel ‘400, una sorta di proto-museo. La seconda è il Vasari, che ci parla del vescovo di Cipro, Livio Podocatari, che nel ‘500 dette incarico a Perin de Vaga per un allestimento che potesse contemplare antico e moderno. Ecco cosa faremo in questa sala: daremo vita a una dialettica fra l’antichità e le opere di Consortini.
Qui sono conservate teste antiche, forse parte di coperchi di urne, altre di difficile lettura, probabilmente ancor più arcaiche del periodo ellenistico. Mentre le urne etrusche, in totale, sono 31: alcune complete, altre con la sola cassa lavorata, altre ancora con il solo coperchio. E’ un deposito dei ‘miracoli’ che prende vita, da magazzino di accumulo a spazio fruibile e visitabile in cui verranno esposte statue e busti del maestro in dialogo con i reperti antichi”. Come dicevamo, ogni anfratto di Casa Consortini è un’Epifania: vedi una tomba etrusca sepolta nei sotterranei della casa, o l’atelier-laboratorio dove il maestro lavorava che sarà anch’esso presto aperto al pubblico. “Consortini nasce in una famiglia di alabastrai – spiegano ancora i due curatori – e l’atelier sarà aperto ai visitatori come l’artista lo ha lasciato, come una vera bottega artigiana”. Ma le idee fermentano anche per il piano superiore dell’edificio, dove Consortini ha vissuto fino alla sua morte: “Abbiamo scoperto carte antiche, arte nascosta ovunque, anche negli scaffali dei mobili, e una biblioteca straordinaria – concludono Ribechini e Dipaolantonio – al momento deve essere conclusa la schedatura delle opere, ma l’idea guarda a musealizzare il primo piano, con opere inedite dell’artista e con la possibilità di consultare i manuali che compongono la biblioteca”.