SIENA – Per la prima volta viene pubblicato tutto l’epistolario fra Ettore Bastianini e Emanuela Bianchi Porro. Lettere, telegrammi, cartoline scritti tra il 1958 e il 1963. In libreria dal 5 agosto Il mio pensiero per te. La vita e l’arte di Ettore Bastianini nelle lettere a Manuela Bianchi Porro (Edizioni Cantagalli pp. 192, Euro 23,50).
L’epistolario, donato da Manuela Bianchi Porro nel 2019 alla Biblioteca Musicale Donizetti di Bergamo, racconta una storia di altri tempi un amore tra un uomo di 35 anni, già molto famoso nel mondo della musica lirica, e una giovane ragazza di 17 anni. Si conoscono il 1957 nel tempio della lirica italiana – il teatro la Scala di Milano – durante le prove dell’Adriana Lecouvreur, ed è li che nasce uno amore “infinito” che assorbe entrambi per 5 anni, fino al 1963.
Manuela non perde occasione per rivolgere il pensiero e il cuore al suo Ettore che ricambia con una amore cortese che prende forma e sostanza nello scambio continuo di lettere, cartoline e telegrammi con i quali i due condividono una vita fatta di distanza, attesa, incontri, partenze; soprattutto l’attesa dell’incontro è a tratti struggente e commovente. Una storia a tratti incredibile che sembra appartenere ad un’altra epoca, un amore, certo non privo di passione e desiderio, che però è incredibilmente distante da quello dei nostri tempi dichiarato e vissuto su Facebook e whatsApp. L’amore con la A maiuscola finisce nel 1963 con un colpo di scena.
Ettore Bastianini, senese, invita la sua amata a lasciarlo, ad allontanarsi: “non puoi restare a curare un uomo tanto più vecchio di te. Parti!”. In realtà, anche in questo triste frangente, emerge la grandezza di un amore generoso a gratuito dove, il bene della persona amata, conta più di qualunque altra cosa. Le parole di Ettore Bastianiani, scritte alla sua amata, nascondono un’altra realtà… il grande baritono è gravemente ammalato. Manuela apprenderà questa verità molto più tardi e tornerà da Lui, accompagnandolo nelle sue sofferenze, fino alla morte avvenuta nel 1967. Il libro pur avendo un valore unico – raramente nel mondo della lirica è stato possibile conoscere la vita privata dei protagonisti (sono stati pubblicati solo alcune lettere di Enrico Caruso alla amata moglie Ada, e una parte dell’epistolario tra la Callas e Meneghini) -, in realtà ha una valenza straordinaria per la cronaca di un amore che sembra uscito dalla penna del Manzoni, di Dostoevski o di Milosz.
Un amore che rappresenta la sintesi perfetta di quanto descritto da San Paolo nel Suo inno alla Carità. “La carità (amore) è paziente, è benigna la carità; la carità non invidia, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il proprio interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, ma si compiace della verità; tutto tollera, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non verrà mai meno”.