SIENA – Innovativo test predittivo del tumore al seno all’ospedale di Siena. Il test studia l’mRNA delle cellule per supportare l’oncologo nella scelta della terapia post intervento chirurgico.

Prima struttura in Toscana a poter disporre di questo test

Si chiama “Prosigna” ed è il nuovo kit prognostico a disposizione della UOC Anatomia Patologica, diretta dal professor Lorenzo Leoncini, all’interno del Dipartimento Oncologico, diretto dal professor Michele Maio che spiega: «L’Azienda ospedaliero-universitaria Senese è la prima struttura in Toscana a poter disporre di questo test. Si tratta di un’opportunità importante che dimostra l’attenzione per i pazienti oncologici da parte del Dipartimento e dell’ospedale nell’offrire le migliori soluzioni diagnostiche e terapeutiche».

Il professor Lorenzo Leoncini

Test che classifica i tumori

«Dopo un intervento chirurgico per asportazione di tumore al seno, il medico oncologo valuta quale percorso, terapeutico e di follow-up dovrà seguire la paziente – spiega Leoncini -. Questa valutazione avviene normalmente sulla base di fattori clinico-patologici (stato dei linfonodi, dimensioni e grado del tumore, età della paziente, ecc.) e di fattori immunoistochimici (marcatori di proliferazione cellulare, espressione di recettori ormonali, ecc). Attraverso questo test, la nostra struttura offre all’oncologo ulteriori informazioni utili a individuare la terapia e il percorso più indicato per le pazienti – aggiunge Leoncini -, compresi i casi in cui la chemioterapia può essere evitata». Il test “Prosigna” si avvale dell’analisi di espressione genetica, cioè dello studio dell’RNA, per individuare pazienti con tumori a bassa probabilità di recidiva nei 10 anni successivi all’intervento chirurgico. In questo modo, offre informazioni aggiuntive a quelle clinico-patologiche e immunoistochimiche. «In sostanza – specifica ancora  Leonini – quest’analisi permette di classificare geneticamente i tumori al seno e, contemporaneamente, di valutare la categoria di rischio di recidiva del tumore a 10 anni in donne sottoposte a intervento chirurgico. Si avvale di un sistema di analisi che valuta il profilo di espressione di un gruppo di 50 geni implicati nella progressione del carcinoma della mammella. Il rischio di recidiva – prosegue Leoncini – viene espresso con un punteggio da 0 a 100 che serve a definire tre categorie di rischio, cioè basso, intermedio e alto». La particolarità e l’utilità del test sono sottolineate anche dall’oncologa Stefania Marsili, dell’UOC Oncologia Medica: «La classificazione genetica del tumore permette un orientamento più accurato circa la scelta della terapia migliore per ogni singola paziente e indicazioni relative alla prognosi. Grazie a queste informazioni – conclude Marsili – l’oncologo possiede un’arma in più per poter definire, in selezionate pazienti e in maniera personalizzata, il percorso terapeutico migliore».