SIENA – Falso in bilancio, ricorso abusivo al credito e bancarotta fraudolenta della società Mens Sana Basket 1871, fallita nel 2019. Con queste accuse l’amministratore unico e presidente del Consiglio di Amministrazione della società e l’amministratore di fatto (padre e figlio e noti imprenditori) sono stati raggiunti da un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal Tribunale di Siena a conclusione di una delicata attività d’indagine condotta dalla Guardia di Finanza e dalla Procura nella persona del Procuratore Capo Salvatore Vitello e del Pubblico Ministero assegnatario del fascicolo Silvia Benetti.

Le misure restrittive

In particolare, ai due amministratori classe ’54 e  classe ’88 (padre e figlio) il primo nella sua qualità di amministratore unico e presidente del Consiglio di Amministrazione e l’altro quale amministratore di fatto della nota società cestistica senese, sono state applicate le misure interdittive del divieto temporaneo di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche o imprese per la durata di un anno.

«L’attività di indagine  – si legge in una nota delle Fiamme Gialle – ha avuto inizio a seguito di una delega pervenuta dalla locale Procura della Repubblica alla Guardia di Finanza, a seguito dell’esclusione della società sportiva in parola dal campionato di “serie A2”, per motivi finanziari e sportivi nell’anno 2018/2019. Le preliminari risultanze investigative emergenti dalla consultazione delle banche dati in uso al Corpo supportate anche dalle escussioni di numerosi soggetti (oltre 20), dall’esame della copiosa documentazione bancaria acquisita  (sono state analizzate centinaia di operazioni su decine di conti correnti sia societari che personali) e di quella amministrativo contabile ed extra contabile reperita nel corso delle perquisizioni effettuate negli uffici della società e nelle abitazioni degli indagati nel febbraio 2020, nonché dalle evidenze emerse da mirata attività di captazione, hanno consentito di emarginare elementi di reità in relazione a condotte penalmente rilevanti di bancarotta fraudolenta sia documentale impropria che distrattiva, prospettazioni penali corroborate da una attività consulenziale svolta da una professionista contabile incaricata dall’A.G».

Ricorso abusivo al credito

Sul punto le difficili e minuziose operazioni di analisi ed approfondimento dell’impianto contabile della società fallita, che peraltro risultava tenuto in modo non conforme alle prescrizioni di legge, si legge nella nota, interpolate con le evidenze delle risultanze bancarie hanno fatto emergere ulteriori indizi di reato con riferimento ad ipotesi di ricorso abusivo al credito, false comunicazioni sociali ed ulteriori reati di falso in relazione ad un indebito utilizzo di una casella di posta elettronica certificata che è stata impiegata per indurre in errore gli istituti di credito in ordine a falsi rapporti commerciali intrattenuti dalla società sportiva con soggetti terzi così da poter ottenere, in modo indebito, gli anticipi bancari richiesti.

Condotte fraudolente «predatorie ed aggressive»

Più nel dettaglio, le complesse attività di indagine eseguite dai finanzieri senesi, hanno consentito di delineare alcune condotte fraudolente e distrattive che hanno concorso a cagionare il grave dissesto della società di basket con condotte che vengono definite dal Gip Jacopo Rocchi in sede di ordinanza «predatorie ed aggressive». Nello specifico attraverso appositi artifici contabili si contesta agli indagati di aver falsato i bilanci di esercizio per consentire alla società sportiva di avere un’immagine di solidità ed efficienza. «Tale pernicioso espediente – spiegano i finanzieri – è stato posto in essere grazie alla fittizia allocazione di poste di bilancio ad hoc ovvero l’indicazione di oltre 1 milione di euro di crediti del tutto inesistenti predisposti a nome di ignari terzi soggetti che hanno avuto il solo compito di mascherare una situazione finanziaria già compromessa mistificando una realtà fattuale e documentale totalmente diversa. Ad aggravare il quadro d’accusa già delineato si sono aggiunte le contestazioni per rilevantissime operazioni distrattive emerse in corso di indagine. Infatti gli accertamenti bancari hanno consentito di evidenziare come oltre 370.000 euro, siano letteralmente “spariti” attraverso operazioni per contanti (prelievi bancari e per cassa) poste in essere dagli indagati ed a favore di società a loro stessi riconducibili. Non sono mancate altresì importanti divergenze fra gli incassi dichiarati alla SIAE (circa 240.000 euro) e quelli effettivamente incamerati nelle casse societarie (per euro 170.000) nonché la presenza di spese personali per alberghi di lusso, ristoranti, profumerie ed acquisti online eseguite dagli indagati a spese della società mediante carte di credito a questa intestati». Infine gli indagati, avendo necessità di avere liquidità immediata, hanno portato all’incasso tramite il c.d. anticipo bancario, fatture false per prestazioni mai rese e disconosciute dai clienti, ottenendo indebitamente da alcuni istituti di credito ulteriore mezzo milione di euro circa.