Lo dico a diritto, senza tema di equivoci: sono favorevole a ricostruire l’arena al Colosseo.
Sì, sono d’accordo con la proposta dell’archeologo Daniele Manacorda, rilanciata via twitter dal Ministro Franceschini, di riportare il Colosseo all’aspetto che aveva alla fine dell’Ottocento, ricoprendo i sotterranei, con una copertura che formi un grandissimo palcoscenico e permetta di ospitare all’interno spettacoli di alto livello culturale e – perché no? – anche qualche appuntamento meno raffinato, ma che potrebbe trovare lì una collocazione adatta per renderlo attraente a residenti e turisti di tutto il mondo.
Chiedo soltanto una condizione. Sì, in casi come questi una condizione ci vuole.
Che la ricostruzione dell’arena e la suggestiva gestione siano affidate per intero a persone straniere. La mia preferenza sarebbe per i finlandesi, ma non sono assolutamente contrario ad altre ipotesi. Possono andare bene anche gli inglesi o gli austriaci, gente che sa coniugare bene il rigore scientifico ed artistico con la capacità di allestire messe in scena grandiose, capaci di attirare il pubblico di tutto il mondo senza mai venire meno a criteri rigorosi. I finlandesi, però, potrebbero metterci quel qualcosa in più di rigore scandinavo che non guasterebbe.
L’importante è che non ci mettano mano gli italiani. Non ci deve essere assolutamente possibilità di contaminazione. Non perché in Italia non ci siano persone capaci e competenti, anzi ne abbiamo in abbondanza. Ma perché sappiamo benissimo che a persone di questo genere non sarà mai affidato un compito così importante come la gestione del Colosseo. Il livello di personale espresso dalle amministrazioni comunali di Roma lo conosciamo tutti e non oso pensare su quali curriculum sarebbe scelto il direttore artistico e, peggio, quello amministrativo.
Così come è facile prevedere di quali scempi si macchierebbero e quale sarebbe il livello dei servizi di accoglienza del pubblico e la selezione degli spettacoli…
Ci sono casi, come questo, in cui la libera circolazione di persone e capitali all’interno dell’Unione Europea non è solo una meravigliosa opportunità, ma un privilegio di cui non possiamo fare a meno.