VOLTERRA – Un museo sbocciato nel 2017 all’interno di una chiesa, pensato e realizzato nel segno dell’inclusione per abbattere ogni barriera architettonica e divenire accessibile a tutti. Un museo che nasce all’interno di una chiesa, uno dei rari casi in Italia, che adesso si fa ancora più inclusivo grazie all’avvio di un nucleo tattile per non vedenti.

Siamo a Volterra (Pisa), nel cuore del museo diocesano di arte sacra, gioiello aperto nel 2017 nella chiesa di Sant’Agostino dove, da oggi, debutta il primo percorso tattile per non vedenti realizzato grazie anche ad un’opera forgiata dagli studenti del liceo artistico ‘Carducci’. Il primo nucleo tattile del museo accoglie un busto di San Lino (patrono della Diocesi di Volterra e secondo Papa della storia della Chiesa) creato dagli studenti del liceo artistico della città, che è copia fedele del busto del Santo in terracotta invetriata risalente al XV secolo. Il busto degli studenti della classe V B del Liceo artistico, è stato collocato al centro del museo, in maniera speculare rispetto alla centralità stessa del busto originale.

Il nucleo tattile per ipovedenti comprende, in questa fase di debutto, un gruppo di campane (la più antica risale al 1326, fino ad arrivare al 18esimo secolo), un’urna etrusca del IV secolo a.C. che aveva accolto il reliquiario di San Clemente, ed una Madonna in alabastro dei primi del ‘900. La riproduzione fedele del busto di San Lino è il risultato di un lavoro promosso dal museo con associazione Vademecum, associazione ‘Muse Artiterapie’ liceo artistico Carducci, con il patrocinio del Comune di Volterra, dell’Unione italiana ciechi e ipovedenti e del ministero della cultura e con il contributo della Diocesi, della Fondazione Cassa di Risparmio di Volterra e dell’associazione Mondo Nuovo.

L’obiettivo del progetto è quello di rendere maggiormente accessibile ed inclusivo il percorso espositivo artistico del museo, offrendo ai visitatori ipovedenti e non solo l’ esperienza  tattile del patrimonio, facendo così scoprire la vera essenza di parte dei manufatti presenti: una prima tappa che si concretizza grazie anche all’intervento dell’artista ipovedente Felice Tagliaferri che, proprio lo scorso anno, avrebbe dovuto dar luce al primo percorso tattile nel museo di opere sacre. Un progetto che ha conosciuto uno stop a causa della pandemia e che adesso spicca il volo grazie alla riproduzione del Busto del Santo volterrano realizzata dagli studenti dell’artistico e a un nuovo percorso studiato per le prime opere adatte, per le loro caratteristiche, ad un’esperienza tattile. E l’idea guarda già verso un arricchimento del percorso per le persone ipovedenti all’interno del museo, con una rinnovata collaborazione con il liceo artistico della città.

La storia del museo di arte sacra

Il museo diocesano di arte sacra fu aperto il 20 dicembre 1932 grazie a monsignor Maurizio Cavallini, che curò la raccolta degli oggetti e la loro disposizione in alcuni locali dell’antica canonica della Cattedrale, oggi Palazzo Vescovile. Il museo fu danneggiato durante la seconda guerra mondiale, nel 1944, quando fu colpita la sezione dei parametri sacri, molti dei quali andarono distrutti. Venne riaperto una prima volta al pubblico e riordinato dalla soprintendenza nel 1956. Dopo un’ulteriore chiusura alla metà degli anni ’80, fu riaperto nel 1992 fino al trasferimento e al nuovo allestimento nel 2017 nella nuova sede, la chiesa di Sant’Agostino.

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