Frammenti di racconti felici o tragici tratti dalla mitologia, dalla fiaba, dalla letteratura e dalla drammaturgia sposano la cronaca dei nostri giorni. Sabato 8 e domenica 9 novembre il Teatro del Carretto torna sulle scene fiorentine con “Le mille e una notte” (ore 21 sabato e ore 16,30 domenica – Teatro Cantiere Florida). La nuova produzione del Teatro del Carretto, per la regia e drammaturgia di Maria Grazia Cipriani, scene e costumi di Graziano Gregori, con Elsa Bossi, Giacomo Vezzani, Nicolò Belliti, parte dal pre-testo di una delle più celebri raccolte della letteratura per raccontare un universo onirico e visionario che il teatro può offrire e che ci viene incontro ogni giorno dai titoli dei giornali.
Teatro nel teatro per una Shahrazad di oggi – Una Shahrazad contemporanea si muove nel labirinto delle proprie storie, incatenate l’una all’altra, attraverso boscaglie intricate, bagagliai d’automobile, nel sinistro vigilare di porte segrete e serrature che custodiscono scempi ed efferatezze disumane. Come anelli di una catena in un espediente narrativo che è del “teatro nel teatro”, queste storie sono presentate a volte in forma continua, a volte rapsodica, costellate di poesie e canti, a costituire un unico arazzo che vuole essere un fiducioso canto alla vita. Il tema de “Le Mille e una notte” è il filo conduttore dello spettacolo: la crudeltà del sultano Shahriyar che per vendicarsi dell’infedeltà della prima moglie, uccide sistematicamente le spose al termine della prima notte di nozze, l’eroismo di Shahrazad (figlia del Visir), che si offre come sposa al sultano, e riesce a scampare alla morte e a salvare la vita di chissà quante altre donne, grazie alla sua intelligenza ed al suo fascino. Questa cornice si fa elemento di congiunzione tra elementi favolistici eterogenei, ripresi dai miti greci, da Ovidio, dall’Orlando furioso e dall’Otello shakesperiano, e la nostra attualità. “Ma quel che conta non è – come spiega Maria Grazia Cipriani – necessariamente, riconoscere il riferimento, decriptare il messaggio, quando esiste. Ciò che importa, in prima istanza, è il sogno: da svegli, ci si interroga sul suo significato, ma, mentre si sogna, siamo dentro alla proiezione onirica, assorbiti”.