Il cda di banca Mps, riunitosi ieri, ha diramato la strategia per la patrimonializzazione richiesta dalla Bce due domeniche fa. Sostanzialmente viene riconosciuto il risultato degli stress test e richiesto un aggiustamento di appena 390 milioni sui 2,1 miliardi stabiliti dalla Bce. Per coprire questo ammontare viene proposto un riordino di bilancio di 220 milioni e un aumento di capitale fino a 2,5 mld, da svolgersi nel 2015.
Il titolo è stato estremamente volatile dopo l’annuncio dei risultati sugli stress test, perdendo terreno con forti oscillazioni giornaliere: probabilmente continuerà a oscillare in questo modo per molto tempo, e il motivo è la profonda incertezza sulla patrimonializzazione e la proprietà (e quindi sulla strategia di lungo periodo) della banca, che non permette agli operatori di mercato di identificare il valore “giusto” del titolo con sufficiente precisione.
Occorre anzitutto dire che l’aumento di capitale del 2014, di 5 miliardi, è stato insufficiente e che il management della banca (e la Banca d’Italia) sapevano che sarebbe stato insufficiente. Probabilmente il management non ha voluto proporre un aumento di capitale di 7,5 mld subito perché questo sarebbe stato un tremendo segnale di debolezza per gli investitori; in una versione benevolente, hanno favorito l’aumento di capitale del 2014 sperando in un risultato più clemente degli stress test e in una ripresa del quadro macroeconomico. Non essendosi verificate queste condizioni, ora bisogna completare l’opera.
Ritengo che l’ulteriore aumento di capitale riuscirà, soprattutto se verrà fatto in fretta. La liquidità necessaria c’è, e qualora dovesse mancare non sarebbe un problema per la Bce irrorarla; la Bce infatti ora svolge contemporaneamente sia il ruolo del supervisore che dell’autorità monetaria, e quindi può concertare le due operazioni. Non è difficile ipotizzare che all’autorità monetaria centrale non dispiaccia colmare il gap di capitale scaturito dagli stress test per tutte le banche europee in difficoltà, e non vi è dubbio che non le manchino i mezzi per ottenere lo scopo. Per quel che riguarda banca Mps, non può spaventare un aumento di 2,5 mld su 3,5 mld di valore di mercato quando se ne è appena concluso uno di 5 mld su 2 mld di valore.
Va anche precisato che questi aumenti di capitale rivelano, definitivamente, lo stato di debolezza di banca Mps, che era nello stato delle cose dopo l’errore strategico dell’acquisizione di Antonveneta. Tale debolezza viene acclarata e quantificata, e ora parrebbe (si spera) definitivamente. I 7,5 miliardi acquisiti in totale sul mercato con gli aumenti di capitale sono vicini, come ordine di grandezza, al prezzo pagato per Antonveneta. Questo calcolo è impreciso e non proprio rigoroso, e serve solo a raccontare aneddoticamente la storia di quello che è successo in una riga. In ogni caso, le ipotesi di liquidazione della banca, avanzate in questi giorni, mi sembrano irrealistiche, perché dimenticano le catastrofiche ricadute occupazionali che ne deriverebbero, che sicuramente né il governo né la Bce desiderano. Bmps continuerà ad operare a dimensioni ridotte. Anzi, dal punto di vista occupazionale, l’aumento di capitale è un’ottima notizia, la migliore tra quelle prospettate, perché permette di mantenere l’organico attuale. Dopo che l’ulteriore aumento di capitale sarà concluso e fatte salve altre “sorprese” o sconvolgimenti del quadro economico internazionale, Bmps potrà pensare unicamente a implementare una strategia industriale in grado di produrre utili.