“Questa fabbrica era la mia seconda casa, i colleghi la seconda famiglia. Vedere il cancello che si chiude per sempre dà grande dispiacere. Perché non mi sono trasferita a Milano? Per ragioni di famiglia. Da domani sarò a casa”.

Stamani ha parlato anche Miriana, da 20 anni lavoratrice alla Roberto Cavalli di Sesto Fiorentino storico brand di alta moda che chiude, dopo 51 anni di presenza nel territorio.

Gli anni d’oro del primo decennio del Duemila, la crisi dal 2015, il passaggio a un fondo arabo. E oggi la Roberto Cavalli di Sesto Fiorentino.

La nuova sede unica del marchio sarà Milano. Dei 150 lavoratori fiorentini, circa trenta hanno accettato il trasferimento a Milano, gli altri hanno dovuto optare per l’uscita incentivata. Si tratta di una oggettiva perdita enorme di competenze, professionalità, lavoro per il territorio. Nell’occasione, alcuni lavoratori, la Filctem Cgil e la Femca Cisl stamani hanno incontrato la stampa davanti alla fabbrica (era presente anche il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi).

“Oggi si chiude una vicenda dolorosa, una sconfitta per il territorio, il lavoro e il marchio, il cui successo aveva ragione d’essere nel legame con Firenze – ha detto Luca Barbetti, segretario generale Filctem Cgil Firenze -. Marchio che ha operato scelte che noi abbiamo contrastato in tutti i modi possibili: oggi diciamo alle istituzioni di trarre insegnamento da questa vicenda affinché non se ne ripetano di analoghe”.

Ha aggiunto Mirko Zacchei (segretario generale Femca Cisl Firenze-Prato): “Oggi è un giorno triste, Cavalli non è più a Firenze e soprattutto tanti lavoratori non hanno più un lavoro, duole constatare che il nostro distretto si sta impoverendo sempre di più. I lavoratori fiorentini che si sono trasferiti sono un numero ridotto, questo deve far riflettere su come sia complicato fare operazioni finanziarie dove non si tiene contro della territorialità, occorre un modello di sostenibilità per chi viene a comprare le aziende locali”.