Pade Graziano
Padre Graziano esce dall’aula con il suo avvocato Luca Fanfani

Il muro di silenzio di Padre Graziano. Il parroco di Ca’ Raffaello, interrogato per la seconda volta in merito alla scomparsa di Guerrina Piscaglia, sceglie nuovamente di non rispondere. È accaduto ieri, davanti al Gip Piergiorgio Ponticelli che lo aveva convocato per l’interrogatorio di garanzia.  Sono bastati pochi minuti di udienza per mettere a verbale che il frate congolese si avvaleva della facoltà di non rispondere. Poco dopo si è allontanato col mezzo con cui era arrivato: l’Audi del suo avvocato Luca Fanfani, con la quale ha raggiunto la stazione dove ha ripreso il treno per Perugia.

C’era da aspettarselo. Padre Graziano (o Padre Gratien) continua a non parlare. Non ha parlato in Tribunale per l’interrogatorio, al quale si è presentato per la prima volta in abiti talari e non borghesi,  non ha parlato coi cronisti che lo aspettavano fuori dalle “vele” del Tribunale di Arezzo. Per lui ha parlato il suo avvocato Luca Fanfani. Poche parole, per ribadire che il frate si sente estraneo alle contestazioni che gli vengono fatte e che la difesa presenterà ricorso al Tribunale del riesame di Firenze, chiedendo che la misura cautelare del divieto di espatrio venga revocata.

Il cellulare di Guerrina incastra Padre Gratien Malgrado le dichiarazioni dell’avvocato Fanfani, è decisamente improbabile che venga revocato il divieto di espatrio a Padre Alabi, proprio grazie a nuove sconcertanti rivelazioni. A tradire il parroco sarebbe stato un banale errore di invio di un sms. Dall’ordinanza firmata dal Giudice Ponticelli emergono  questo e altri particolari inquietanti,  con tanto di elementi di prova a carico del sacerdote, indagato di favoreggiamento, sequestro di persona o addirittura di omicidio. In particolare ci sono alcune telefonate e sms che fanno pensare al fatto che il frate congolese possa aver usato il telefonino di Guerrina dopo che lei era scomparsa. In particolare l’sms inviato, per errore secondo i Pm Marco Dioni ed Ersilia Spena, a un sacerdote nigeriano di cui soltanto Padre Graziano aveva il numero, proprio nel pomeriggio del primo maggio in cui la casalinga di Ca’ Raffaello è sparita. Da sempre si dubitava che non fosse stata Guerrina a scrivere quei messaggi inviati dopo la sua scomparsa, oggi questi dubbi si fanno concreti. Dall’ordinanza si evince che non era lei a scrivere, sia il primo maggio che i mesi seguenti. Chi ha scritto al suo posto e perché lo ha fatto? Per prendere tempo? Per depistare le indagini? Per coprire verità scabrose?

Galeotto fu il messaggio Il testo dell’sms che incastra Padre Gratien è già noto: «Dite a mio marito che sono scappata con il mio amoroso marocchino. Sono stanca di lui, tornerò a prendere Lorenzo (il figlio, ndr)». Lo stesso inviato per errore prima al prete nigeriano  –  sconosciuto a Guerrina – poi anche alla catechista che per prima aveva denunciato in paese  l’intimità, secondo lei eccessiva, che c’era in canonica fra Padre Gratien e la donna. Questo piccolo errore di invio però, potrebbe risultare fatale per Padre Gratien, dato che contraddice tutte  le sue proclamazioni di assoluta estraneità alla vicenda. Resta il fatto che la Procura ne è quasi certa: il primo sms partito dal cellulare dopo la sparizione di Guerrina, alle 17,20 del primo maggio, si  è agganciato alla cella di Sestino, proprio quel  paesino in cui si trovava il frate per un funerale. Quindi, se a questo dato si aggiunge anche il primo invio al destinatario errato, si avvalora sempre più la tesi che ad aver inviato il messaggio sia stato proprio il sacerdote. Non solo, nella rubrica del cellulare di Padre Gratien stanno, uno dopo l’altro, alla lettera M, il nome del prete nigeriano e quello della catechista di Ca’ Raffaello. Il frate, dunque, avrebbe sbagliato a leggere un rigo, componendo un numero per un altro: voleva spedire il messaggio  solo alla catechista, lo inviòe invece al confratello africano. È questo l’errore fatale,  secondo gli inquirenti. Tutte le tessere che compongono il mistero di Guerrina Piscaglia stanno lentamente andando al loro posto. Il parroco congolese Gratien Alabi contrariamente a quanto dichiarato, non sembra essere affatto estraneo alle vicende anzi, dallo scenario che stanno ricostruendo i Pm  avrebbe volontariamente depistato le indagini, indirizzandole verso la pista dell’allontanamento volontario. Il cerchio si sta stringendo, dov’è finita Guerrina Piscaglia?