incognitaSi va verso un altro week end caratterizzato dall’attesa per un verdetto che riguarda la città. Persa la partita per la capitale europea della cultura, adesso Siena attende, per domenica, l’esito di un altro esame europeo: la valutazione del Monte dei Paschi in base ai cosiddetti stress test. E sarà una sentenza con effetti epocali per la città. Senza abbozzare previsioni, improprie anche in relazione all’altalena del titolo in borsa, la valutazione della banca avrà ripercussioni diffuse, e non solo sull’ipotesi di un ulteriore aumento di capitale. Rappresenterà anche, in vista della scadenza del mandato a primavera, una implicita valutazione sull’operato dei vertici della banca. Profumo e Viola, finora, non hanno prodotto inversioni di tendenza nel trend al rosso dei bilanci della banca. E rileggendole oggi, le dichiarazioni del segretario provinciale del Pd, Niccolò Guicciardini, dopo l’aumento di capitale andato a buon fine, tese a sottolineare i meriti del Pd per la posizione tenuta su banca e Fondazione, appaiono quantomeno avventate.

Cosa accade nella politica senese, in mezzo ai due verdetti, quello già emesso e negativo sulla capitale della cultura e quello che arriverà domenica prossima? Le opposizioni, con Eugenio Neri in testa, sono impegnatissime nella sistematica demolizione del bid book di candidatura. L’intento è quello di smontare la tesi di Pierluigi Sacco e del sindaco Bruno Valentini, che invece sostengono che quei progetti, con le risorse economiche della Regione, potranno comunque rappresentare un solido ancoraggio per la ripresa economica e occupazionale della città. E su questo fronte c’è poco da sperticarsi su chi abbia ragione: lo dirà il tempo, se quei progetti produrranno lavoro davvero o meno. Il resto non conta.

Per il resto, c’è gran fermento tra le forze della maggioranza. Il coordinatore di Siena Cambia, Roberto Guiggiani, ha rassegnato le dimissioni dall’incarico. Al centro di critiche dall’interno per una linea giudicata troppo poco “governativa”, e troppo poco incline a valorizzare i cambiamenti in corso nell’amministrazione comunale e anche nella forza propulsiva della maggioranza – il Pd -, Guiggiani ha preferito rimanere dentro l’associazione ma con le mani libere. E infatti ha già sparato sull’ipotesi della Fondazione Santa Maria della Scala, avanzata dal sindaco Valentini. Il Pd, come sempre accade quando ci si avvicina ad una tornata elettorale, appare in mezzo a spinte e controspinte sul tema del rinnovamento, che ognuno leggerà come vuole. Reali, fittizie, evasive, fumo negli occhi o concreto inizio di un percorso di cambiamento che finora è mancato. I fatti sono questi: Alessandro Masi, già sindaco di Sovicille ed ex membro della deputazione della Fondazione Monte dei Paschi, è stato eletto alla guida del coordinamento comunale con 78 voti su 88. Un risultato netto e indiscutibile che allarga il campo del suo consenso iniziale, cresciuto rispetto alla maggioranza che elesse Alessandro Mugnaioli. Uomo portato al dialogo, mai sopra le righe, Masi è cosciente della prova difficile che lo aspetta, a cominciare dalla formazione del nuovo Esecutivo. Il gruppo di renziani di “Adesso Terre di Siena”, commenta così su Fb, l’avvento di Masi: «Lo avevamo chiamato cambiamento si è rivelato un accomodamento. E’ intanto la città perde e muore la speranza». Di segno opposto il commento del sindaco Valentini, che su Fb ha così postato: «L’Amministrazione comunale ha bisogno di un forte e coeso PD per condividere le strategie di crescita che sono già in atto. Conosco bene Alessandro Masi e so che è persona onesta e valida per lavorare insieme. Superiamo la stagione dei litigi inconcludenti e proiettiamo le nostre energie verso il futuro. Non va negato o nascosto niente del passato, ma oggi c’è bisogno di idee e di concretezza». Un’analisi che appare sostanzialmente in linea con le sollecitazioni di un gruppo di 19 esponenti piddini, trasversali tra i vari schieramenti, che in un documento chiedono un cambio di passo al Pd provinciale. E non lesinano considerazioni critiche: «O il PD in provincia di Siena cambia davvero – scrivono – e torna a mettersi in sintonia con la gente senza svendersi al qualunquismo e dimostrando di saper governare i processi complessi che ci circondano, oppure è destinato ad un declino rapido ed inesorabile. Gli errori del passato e quelli del presente – si legge ancora nel documento – richiedono un cambio di marcia. Noi vogliamo fornire uno spunto di riflessione all’assemblea e al Segretario provinciale, non con una “delega in bianco”, ma perché si giunga all’apertura di una nuova stagione politica. Un documento per costruire, non per distruggere». Dove sfocerà questa sollecitazione? In un rimpasto ai vertici provinciali, magari con il ritorno nell’Esecutivo di componenti escluse, come i cosiddetti “monaciani”, finora invisi per lo scontro che portò alle dimissioni dell’ex sindaco Franco Ceccuzzi? E rimane aperto il tema dei rapporti tra i vertici provinciali e la componente renziana, dopo le dimissioni di Juri Bettollini, vicino a Stefano Scaramelli. Nella nuova stagione politica sollecitata dal documento dei 19 ci sarà da capire se intendono con la partecipazione, o meno, di questa originaria componente renziana, che d’altro canto, con lo stesso Bettollini, ha commentato positivamente quel documento.

Sullo sfondo resta il nodo delle candidature alle elezioni regionali, sempre più vicine. A candidati che appaiono già in pista da tempo – Stefano Scaramelli membro della Direzione nazionale Pd, il consigliere regionale Marco Spinelli, lo stesso segretario provinciale Niccolò Guicciardini – si sarebbe aggiunto anche l’ex sindaco di Monteroni Jacopo Armini. Un puzzle – che potrebbe anche allargarsi ulteriormente – di difficile composizione, se si aggiunge anche il tema irrinunciabile della parità di genere della candidature. Insomma, tutte le spinte e controspinte che si notano dentro il Pd, saranno sottoposte ad una sorta di cartina di tornasole ineludibile proprio attraverso il passaggio delle candidature prima e dell’esito delle elezioni regionali poi. Anche perchè, senza tirare in ballo le idi di marzo, il giudizio di merito – rinnovamento sì, rinnovamento no – in quel caso non sarà espresso dagli organismi interni al partito, attraverso giochi di sponda e mediazioni più o meno coerenti con le affermazioni di principio, ma da una platea più vasta: quella dei cittadini elettori.