tomovic1A guardare bene il tabellino finale di Fiorentina–Inter, terminata con un secco tre a zero nel risultato finale, scopri che alla squadra gigliata, finalmente autentica dominatrice non solo nel possesso palla e nella manovra offensiva sugli avversari, ma anche capace di concretizzare larga parte del suo volume di gioco, mancavano contro la formazione guidata da Walter Mazzarri gente come Mario Gomez, Giuseppe Rossi, Marko Marin, Joaquin e Micah Richards e che elementi come Borja Valero e Manuel Pasqual, solitamente titolarissimi, sono rimasti seduti in panchina per 90’. Insomma una serata magica per il popolo viola che si è permessa, a due anni di distanza dall’ultimo precedente, di irridere nuovamente la Beneamata, con il coro dedicato al coro al colore del pallone, e di poter esultare finalmente per l’utilizzo di un indumento che è da sempre nei sogni vintage dei supporters gigliati: il pantaloncino nero. Nella serata da sogno di domenica scorsa, del dopo partita hanno colpito in particolare le dichiarazioni del ds gigliato Daniele Pradé che ha voluto dedicare il successo ad un giocatore secondo lui sottovalutato come Nenad Tomovic. «Gli abbracci dei compagni dopo il suo gol testimoniano quanto sia importante nello spogliatoio e quanto la sua duttilità tattica sia fondamentale per l’allenatore – ha detto proprio Pradé parlando del difensore serbo –. Molti non apprezzano come dovrebbero le sue qualità che gli permettono di giocare quasi sempre in un ruolo non suo, come quello di terzino destro ma che è adattabile sia nella linea a tre che in quella a quattro». E lo stesso Tomovic, autore della terza rete all’Inter, ha compiuto un gesto dopo il suo gol che ha ricalcato quanto fatto da Manuel Pasqual, l’anno scorso, in coppa Italia contro l’Udinese, ovvero gettarsi nel settore di parterre, in mezzo alla gente. «L’esultanza dopo il mio gol è stato un gesto spontaneo.  – ha raccontato proprio nelle ultime ore lo stesso Tomovic -. Tante volte sento i fischi da quella parte dello stadio, per questo sono andato lì,  per dare loro una risposta. Ai tifosi chiedo di starmi ogni tanto vicino, anche quando sbaglio un cross. È stata comunque una bellissima emozione quell’abbraccio con loro. Dopo quasi due anni e mezzo mi mancava fare gol, soprattutto per prendere fiducia. Quest’anno non sono partito benissimo e volevo dimostrare il mio valore». Mister duttilità è finalmente tornato.