Dopo l’interrogatorio di Padre Alabi c’era da aspettarselo. Ieri i Carabinieri hanno setacciato ogni angolo della canonica e di Ca’ Raffaello nell’aretino, il paese di Guerrina Piscaglia, la donna ormai scomparsa dallo scorso maggio, quasi a cercare nei luoghi in cui il parroco ha vissuto, le risposte che non ha voluto dare nell’interrogatorio di ieri al Pm Marco Dioni.
Tracce organiche e braccialetti E’ quanto trovato dai Carabinieri nella canonica. Le macchie biologiche rinvenute nella canonica di Ca’ Raffaello potrebbero essere sangue, ma si aspetta la conferma del laboratorio. I braccialetti invece sono stati trovati in una valigia che forse appartiene a Padre Alabi, sul cui capo si addensano sempre più sospetti. Nella perquisizione, la seconda in quindici giorni, si è cercato anche il telefonino di Guerrina, elemento chiave della vicenda: chi lo ha avuto per le mani oltre a lei? Chi ha inviato i messaggi da Ca’ Raffaello quando Guerrina era già scomparsa?
Ricerche nella Pieve di Cicognaia Guerrina è ancora viva? Questa è la domanda più pressante che negli ultimi giorni si pongono un po’ tutti. Nel frattempo i Carabinieri hanno esteso le loro ricerche nei siti fuori dal paese, fino all’antica Pieve di Cicognaia e in particolare alla sua cisterna. È evidente a questo punto che pur non smettendo di cercare una persona viva, le forze dell’ordine non escludano il rinvenimento di un cadavere.
Il lucchetto sospetto Proprio a Cicognaia, piccola frazione sperduta nella Valmarecchia, i Carabinieri hanno concentrato la loro attenzione insospettiti da un portone arrugginito chiuso da un lucchetto nuovo di zecca. Un’insolita combinazione che ha allarmato le forze dell’ordine, soprattutto dopo aver visto un lucchetto simile nella canonica di Padre Alabi. Al momento dell’apertura del portone però i Carabinieri hanno trovato solo un edificio vuoto e abbandonato.
Sequestrata l’auto di un altro frate congolese, Don Faustin «La mia auto veniva sempre usata dagli altri due frati quando io non c’ero. È normale che i Carabinieri l’abbiano sequestrata» spiega Don Faustin, uno dei tre frati congolesi che amministravano la parrocchia di Ca’ Raffaello e l’unico rimasto nel paesino di montagna. Il frate sembra essere tranquillo ma risponde solo al citofono, dice che rimarrà al servizio delle istituzioni ma che i giornalisti non li vuole incontrare.
L’ultima telefonata I dubbi sul ruolo di Padre Alabi, detto anche Padre Graziano, si moltiplicano. Ad infittire la vicenda arrivano anche i particolari dell’ultima telefonata di Guerrina, proprio a Padre Alabi, il giorno della sua scomparsa. Sette secondi, giusto il tempo di dirsi due parole, concordare un incontro, farsi aprire un portone. Poi più nulla. E dire che quella mattinata Guerrina l’aveva passata tutta al telefono con Padre Alabi. Perché dalle ore 13.45 tutto tace? Cosa è successo?
Il marito e i dissapori con la moglie Una volta rivenuti i braccialetti nella valigia della canonica del paese sono stati immediatamente mostrati ai familiari e al marito, che però non li ha riconosciuti appartenenti a Guerrina. Il marito che ruolo ha in questa vicenda? Anche lui era in stretti rapporti con Padre Alabi, tanto da definirlo un amico di famiglia. I dissapori tra Guerrina e il marito c’erano: si è fermato tutto alla discussione di coppia o si è andati oltre? Lei era irrequieta e invaghita di Padre Alabi, come ammette lo stesso parroco che però dichiara di non averla mai sfiorata. E l’ambulante con cui si dice sia scappata, è una chimera o esiste davvero?
Spunta un nuovo testimone E’ un etiope che vive a Ponte Presale nel comune di Sestino che racconta di un intenso traffico di sms inviatogli da Guerrina. Lei gli avrebbe manifestato una simpatia a cui lui non avrebbe dato seguito. «Se continui a non rispondere scappo con l’ambulante» avrebbe scritto lei. Ma chi è questo nuovo testimone? È lui l’ambulante di cui si sente parlare da mesi ma di cui non si è visto nemmeno l’ombra? Se no, l’ambulante esiste davvero?
Uno o più assassini Guerrina è scomparsa dal primo maggio, come fosse stata inghiottita dalla terra e oggi si pensa al peggio. Non si esclude infatti una morte che possa essere avvenuta per caso, un incidente non voluto per esempio, o una morte per impeto o eventuale premeditazione di un assassino. Sempre che non si debba parlare al plurale, di assassini.