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Si chiama #savetheweddingindustry ed è la campagna social sostenuta da Confartigianato Imprese Firenze, per dare visibilità alla condizione dell’industria dei matrimoni, messa in ginocchio dalla pandemia.

La campagna social

Una scena buia, lampadine spente per ricordare che “Non c’è più tempo”, “Ogni giorno si spengono aziende”, “Gli sposi meritano risposte” e “Siamo il business of joy”. Un settore che in Italia vale 65miliardi di euro, in Toscana conta 5000 imprese e un fatturato di circa 170 milioni di euro, ma che è stato quasi azzerato nel 2020 e fatica a riprendersi anche quest’anno.

Toscana rappresenta il 30% del mercato internazionale

In Toscana in media negli scorsi anni sono stati organizzati 2700 matrimoni, la regione rappresenta il 30% del mercato internazionale: il luogo preferito (con il 15%) è Firenze, seguono Fiesole, Certaldo, Greve in Chianti, Cortona, il senese.

«Al settore è vietata l’attività da mesi, ma nessuna nostra azienda ha ricevuto un supporto economico equo. Abbiamo provato a resistere, ma stiamo finendo tutte le risorse, qualcuno le ha già terminate», è il grido di allarme delle imprese del comparto, che chiedono ristori adeguati, ma anche linee guida chiare e una programmazione realistica per poter organizzare gli eventi in sicurezza, come accade in altri Paesi.

La campagna ideata dalle wedding planner Elisa Mocci, Manuela Speroni e Lucia Boriosi è stata condivisa sui social network da sposi, aziende di catering, fioristi, organizzatori di eventi, service e tutti gli altri professionisti della filiera.

«Servono subito risposte per questo settore –  commenta Ivonia Apicella, vicepresidente Comparto Eventi di Confartigianato Imprese Firenze – Finora l’industria dei matrimoni è stata completamente dimenticata: il 2020 è andato perso, abbiamo avuto un calo del fatturato tra l’80 e il 95% e temiamo di perdere anche il 2021 perché molte coppie stanno rinviando le nozze, dall’estate all’autunno o addirittura al 2022. Rischiamo di perdere due anni di lavoro e gli aiuti arrivati finora sono insufficienti per farci sopravvivere».