Rischio 2400 esuberi nel settore dell’autonoleggio (auto e pullman non di linea, con e senza conducente). In Toscana il settore ha avuto un calo di servizi pari all’80% nell’ultimo anno a causa della pandemia che ha ridotto drasticamente il turismo.
I circa 4mila addetti toscani (di cui 2.500 nell’area Firenze-Prato-Pistoia), occupati in oltre 100 aziende (multinazionali, piccole e medie imprese, artigiani), sono col fiato sospeso: 2.400 di loro (il 60%) sono a forte rischio esubero senza la proroga del blocco dei licenziamenti del 31 marzo. La stima è fatta dalla Filt Cgil Toscana, che con Stefania Caliò (segreteria regionale) lancia un allarme: «Si rischia un ecatombe di posti di lavoro: senza una riorganizzazione e una trasformazione questo settore, messo in ginocchio dalla pandemia, non ha futuro. Se l’emergenza pandemica continua in tutta la sua gravità, i lavoratori rischiano di essere travolti da una crisi più devastante di quella del 2020. Tenuto conto che la mancata ripresa del turismo e la parziale chiusura dei due aeroporti toscani hanno di fatto paralizzato tutto il mercato dei flussi turistici e del noleggio auto in Toscana, si prevede in questo settore una forte ondata di licenziamenti da marzo».
Di qui la richiesta di Filt alle istituzioni di aprire un tavolo di confronto sulla crisi che sta vivendo il settore, crisi che coinvolge anche quello delle Autorimesse e Autoscuole. La Filt Cgil propone di usare gli operatori per servizi di trasporto pubblico locale (anche dedicato per gli studenti a scuola), di spingere aziende e istituzioni ad accordi attraverso i quali si potenzi l’uso del mezzo a noleggio disincentivando l’uso del mezzo privato, di scommettere sullo sharing. Il sindacato inoltre chiede alle istituzioni coinvolgimento nei processi decisionali, e alla politica di approntare adeguati ristori a garanzia dell’occupazione e della sostenibilità degli investimenti in mezzi ecologici.
La fotografia di una crisi
Il blocco del trasporto aereo (al quale il noleggio a breve termine è strettamente connesso), il ricorso allo smart working che ha paralizzato le richieste di noleggio e gli spostamenti per ragioni di lavoro delle persone, la chiusura delle frontiere nazionale dai flussi di turisti provenienti dall’estero hanno di fatto interrotto le possibilità di incremento del comparto, che negli anni aveva conosciuto una rapida espansione. Nonostante tutto, nella fase più acuta della crisi sanitaria la flotta dei mezzi a noleggio soprattutto i furgoni è rimasta operativa e ha garantito l’ultimo miglio alla distribuzione di prima necessità, oltre alle coperture emergenziali per gli spostamenti di lavoro.
Anche in Toscana i numeri della crisi si vanno allargando, partendo dalla situazione congiunturale nazionale. Il Rapporto Aniasa evidenzia che dall’inizio della pandemia in Italia in soli 90 giorni si sono perse 155.000 nuove auto e veicoli commerciali, per un valore di 3,1 miliardi di euro e quasi 1 miliardo di entrate per l’erario in meno tra Iva e tasse varie.
Crollo immatricolazioni auto
A livello nazionale, l’emergenza da Covid19 ha causato un crollo delle immatricolazioni auto pari al -87%, sul fronte degli operatori di nuova mobilità si è registrato un meno 70% nell’utilizzo del car sharing, sul noleggio a breve termine il calo è stato di -98% e sul lungo termine -80%, con pesanti ripercussioni sui fatturati delle aziende; c’è stato un ricorso pesante e sistematico agli ammortizzatori sociali, in atto ininterrottamente da marzo 2020.
Nel settore dei bus turistici, a livello toscano si stima che ci siano centinaia di posti di lavoro a rischio ed attualmente fermi, con altrettante famiglie potenzialmente senza un sostentamento.
Solo le grandi aziende che hanno sedi sul territorio nazionale (Avis, Hertz, Europcar), mediante accordi sindacali, hanno potuto concedere l’anticipo della cassa integrazione ai propri dipendenti, mentre le altre sono ancora in attesa del pagamento da parte dell’Inps, con ritardi di erogazione anche oltre i quattro mesi. «Va evidenziato – si legeg in una nota di Cgil Toscana – un atteggiamento sconsiderato di alcune delle grandi aziende che hanno fatto ricorso alla cassa integrazione per i propri dipendenti facendo lavorare al loro posto aziende in appalto, in maniera impropria, con personale spesso non qualificato e con contratti collettivi nazionali assolutamente non in linea con il lavoro svolto. Purtroppo le aziende di questo settore non hanno avuto sostanzialmente ristori, eccetto che per i taxi e i noleggi con conducente (Ncc) anche se di poca entità, mentre finora sono restati esclusi autorimesse, autonoleggio senza conducente, servizi alla strada-carro attrezzi, autobus turistici che fanno trasporto passeggeri».
Autorimesse, garage e autoscuole in crisi
È da considerare inoltre che anche le autorimesse e i garage, in Toscana, hanno subito gli effetti negativi dell’azzeramento del flusso turistico e della ridotta mobilità anche interna a esito del diffondersi del lavoro agile, e che anche queste aziende sono state escluse dai ristori governativi (e spesso i lavoratori ricevono con mesi di ritardo la Cassa integrazione).
Altri operatori in sofferenza sono quelli delle Autoscuole (sono circa 50 le Autoscuole tra Firenze, Prato e Pistoia). «Una sofferenza aggravata – spiega il sindacato- da anni di mancate progettazioni e collaborazioni con gli Uffici provinciali della Motorizzazione che la pandemia ha solo evidenziato con tutta la sua gravità. La soluzione adottata dal Ministero dei Trasporti di prorogare tutte le scadenze (esami e rinnovi patenti) e le pratiche in corso non risolve il problema ma di fatto lo rimanda».