“Nell’area in esame non ricade nessuna area naturale protetta e sito Natura 2000, né aree istituite con atti regionali. Le aree naturali protette più vicine all’area sono la Riserva naturale di Lucciolabella posta a circa 9,5 km e l’ANPIL Val D’Orcia al confine occidentale.
I siti di Natura 2000 più prossimi all’area sono i seguenti “Crete dell’Orcia e del Formone” a circa 8,3 km, “Lucciolabella” a circa 9 km, “Monte Oliveto Maggiore e Crete di Asciano” a circa 6,5 km, “Ripa d’Orcia” a circa 9,9 km”. E ancora “Sono da escludere le aree che non siano ad adeguata distanza dai centri abitati. Le località abitate (centri e nuclei abitati ISTAT) più prossime all’area sono le seguenti: Pienza a circa 2,8 km, San Quirico d’Orcia a circa 6,5 km, Castelmuzio a circa 1,8 km 4, Petroio a circa 2,2 km, Montefollonico a circa 5 km”.
Sono queste le motivazioni, insieme a quelle geomorfologiche, naturalistiche e antropologiche che hanno portato Sogin a ricomprendere l’area tra i Comuni di Pienza e Trequanda, in provincia di Siena, tra i 67 siti idonei per lo smaltimento delle scorie nucleari. Così si legge nella relazione tecnica allegato alla Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee pubblicata sul sito ufficiale del procedimento. Ed è così che il territorio di Pienza e Trequanda, insieme a quello di Campagnatico, in provincia di Grosseto, hanno superato l’esame dei tecnici finendo tra i potenziali territori adatti allo smaltimento.
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“Nel corso delle eventuali successive fasi del processo di localizzazione, le indagini conoscitive e tecniche dovranno tenere conto dell’eventuale interazione del deposito con l’ANPIL Val D’Orcia – si legge ancora nella relazione – i siti Natura 2000 e le restanti aree protette elencate nelle note precedenti. Si fa presente che, nel corso delle eventuali fasi del processo di localizzazione del deposito, le specie faunistiche di interesse conservazionistico, dovranno essere oggetto di indagini e di approfondimenti relativi all’eventuale interazione del deposito con esse ed all’effettiva presenza delle specie potenziali”.
“Nell’area – chiariscono i tecnici che si sono occupati delle rilevazioni – è stata stimata una densità del costruito pari a circa 0,07 fabbricati/ha e, viste le caratteristiche dell’area, risulta possibile ipotizzare posizionamenti del layout progettuale che non interferiscano direttamente con l’edificato. Non sono inoltre presenti importanti risorse del sottosuolo. Si rileva la presenza, a circa 4 km a NW dell’area, di una sorgente termale con temperatura di 27°C. Sulla base di queste considerazioni si può concludere che l’area, trovandosi in una posizione in cui le rocce appartenenti al serbatoio geotermico sono subaffioranti e in cui le temperature massime previste non dovrebbero superare i 50°C, non risulta interessante da un punto di vista industriale della produzione di energia elettrica dai fluidi presenti nel primo serbatoio. Il confine occidentale dell’area in esame corre lungo la SP71 mentre all’interno risulta attraversata da una rete di strade di tipo locale, sterrate. Nell’area sono inoltre presenti una centralina di metanodotto e due linee di metanodotto; la prima corre lungo il bordo occidentale dell’area mentre la seconda linea la attraversa nella porzione nord con direzione SO-NE”.
E ancora, con riferimento alle caratteristiche agroalimentari “Il paesaggio si presenta generalmente sub-pianeggiante con sporadiche ondulazioni e a destinazione prevalentemente agro-pastorale. Nell’area in esame sono presenti prevalentemente insediamenti di attività agricola-zootecnica. Facendo riferimento all’intero territorio dei comuni entro cui è compresa l’area (Trequanda e Pienza) il comparto dell’agroalimentare di qualità conta aziende impiegate nella filiera vitivinicola e olivicola-olearia legate ai numerosi prodotti certificati DOP/IGP del territorio. È’ presente l’allevamento di suini e di bovini, quest’ultimo dedicato anche all’allevamento allo stato brado della pregiata razza chianina. Il comparto del biologico è presente con terreni destinati soprattutto alla coltivazione degli olivi ma non solo (cereali, vite, legumi)”.
“L’area – conclude la relazione – è compresa in uno dei maggiori bacini sedimentari della Toscana, il Bacino di Siena–Radicofani, sede di sedimentazione marina e continentale nel corso dell’intervallo Miocene-Pleistocene; tale bacino è generalmente caratterizzato da morfologie subpianeggianti e collinari caratterizzate dalla presenza di estesi pianori (paleosuperfici) ondulati e posti a diverse quote, separati da incisioni vallive più o meno pronunciate. L’area è caratterizzata da morfologia sub-pianeggiante o debolmente collinare, con pendenza media pari al 7 % e quote mediamente comprese tra 408 e 355 m s.l.m.; all’interno dell’area non sono presenti corsi d’acqua rilevanti ma modesti impluvi che drenano prevalentemente verso il Torrente Tuoma che scorre oltre il margine meridionale dell’area; il settore settentrionale dell’area drena verso N e verso l’alveo del Torrente Trove e del Fosso del Bosco, entrambi affluenti del Fosso dei Corvi. L’area è compresa all’interno del bacino idrografico del Fiume Ombrone”.