Ani DiFranco, a distanza di 6 anni dal suo ultimo live italiano, torna con tre date italiane. Firenze la accoglierà al Cavea Nuovo Teatro dell’Opera, l’11 settembre (ore 21,30).
Una carriera di successi e collaborazioni illustri Dopo 20 anni passati nel mondo della musica, continua a descriversi come “little folksinger” ma la sua influenza su musicisti e attivisti di tutto il mondo è stato enorme. Si identifica con il folk, ma la sua musica è impregnata di soul, funk, jazz, elettronica. Tra i suoi 20 e più album pubblicati, Ani non ha mai smesso di evolvere, sperimentare, superare i limiti di ciò che può essere detto e cantato. La sua numerosa tribù spazia da Pete Seeger, Utah Phillips, Prince, Maceo Parker, Bruce Springsteen, la Buffalo Philharmonic, Gillian Welch, Cyndi Lauper e il premio Nobel Aung San Suu Kyi. E poi una generazione intera di ventenni cresciuti con sue canzoni e spettacoli. All’inizio della sua carriera, Ani DiFranco ha fatto una scelta: rifiutare accordi discografici di qualunque tipo. Nel corso degli anni tale decisione ha attirato attenzioni e stima, ma non è mai stata questa la ragione dei tutto esaurito ai suoi spettacoli, delle discussioni dei fan sulle sfumature dei suoi testi, del desiderio di tanti artisti di collaborare con lei. La ragione dietro il successo e la stima è l’onestà della sua voce e della sua chitarra, la libertà espressa in musica e in scrittura, un lavoro che è figlio di esperienza e immaginazione. È sempre stato così, sin dagli anni ’90, dai tempi in cui suonava in bar chiassosi, con la testa rasata e una chitarra solitaria.
Ani DiFranco Nata nel 1970 a Buffalo, nello stato di New York, Ani DiFranco si interessa alla musica sin da giovanissima e appena ventenne debutta con un album omonimo, prodotto da un’etichetta che lei stessa ha fondato per garantirsi la massima autonomia artistica. L’album, su cui sono incise alcune delle oltre cento canzoni scritte da Ani durante la sua adolescenza, si segnala per l’originalità dell’approccio, per la forza e la radicalità dei testi che la vedono particolarmente vicina al movimento femminista. La sua produzione discografica, realizzata per l’etichetta Righteous Babe, è di grande quantità e di grande qualità, e la vede pubblicare 15 album in altrettanti anni di attività (senza considerare i due dischi incisi con il folk singer Utah Phillips). Da segnalare, nell’album “To the teeth”, la presenza in un brano di Prince: segnale di un progressivo avvicinamento alla musica nera, testimoniato anche dal massiccio uso di fiati in diverse canzoni. Nella primavera del 2001 “Revelling/Reckoning” è una sorta di summa della carriera dell’artista fino a quel momento: un album doppio con una prima metà sperimentale, che continua sulle tracce di “To the teeth” e una seconda più folk e cantautorale. L’anno successivo esce un altro doppio, “So much shouting, so much laughter”: è il secondo live della cantante dopo “Living in clip”. Passano appena sei mesi, ed ecco “Evolve”, un disco jazz, funk e r&b. A fine gennaio 2004 esce “Educated guess”, un ritorno al “do it yourself ” degli inizi dove DiFranco fa tutto da sola: esecuzione, registrazione, produzione e mixaggio. Neanche un anno, ed ecco un nuovo disco, per la prima volta inciso con un produttore esterno: Joe Henry, con cui DiFranco è stata in tour per buona parte del 2004, co-firma la regia di “Knuckle down”. Ani annuncia un anno sabbatico, che finisce nel 2006: arriva in primavera “Carnegie Hall 4.6.02”, registrazione di un concerto solista tenutosi a New York pochi mesi dopo l’11 settembre; per l’estate arriva invece nuovo disco di studio “Reprieve”. Nel 2007 è la volta di “Canon”, doppia raccolta retrospettiva con 5 brani storici reincisi per l’occasione. Segue “Red letter year” nel 2008. A tre anni di distanza è la volta di “Which side are you on?”, che prende il nome da una canzone di protesta del 1931 in difesa dei minatori del Kentucky.