«Ristori uno, bis e ter, ma la sostanza non cambia: sono ancora troppe le imprese escluse dai sostegni. La colpa? Avere un codice Ateco ‘sbagliato’, uno di quelli che il Governo ha mancato di inserire nella lista che dà accesso ai contributi a fondo perduto, come se esistesse una filiera non colpita dalla pandemia, Grande distribuzione organizzata e commercio online a parte». A dirlo Giacomo Cioni, presidente di Cna Firenze metropolitana, che annuncia l’inizio della campagna di comunicazione ‘Colpevole di Ateco sbagliato’ che vuole sostenere il pressing che l’associazione sta facendo sul Governo affinché gli aiuti siano concessi ad ogni tipologia di impresa, in base alla perdita di fatturato.
Fondo perduto per ogni impresa Un’attività, spiega una nota, che ha già portato risultati. «Siamo riusciti a far inserire nei decreti tante altre categorie come lavanderie industriali, fotografi, pizzerie a taglio, rosticcerie in prima battuta escluse, ma tante ne mancano ancora – sottolinea Cioni -. Abbiamo già presentato un emendamento per ricomprendervi un cospicuo raggruppamento di attività da supportare senza ulteriore indugio, tale da includere, in primis, le tintolavanderie non industriali, le imprese operanti nel trasporto merci, specie quello legato al settore della ristorazione, gli impianti e le imprese di pulizie legati ai settori oggetto di espresse limitazioni di carattere amministrativo, l’ampio settore dell’artigianato artistico legato a fiere, mercati e al turismo. Fermo restando che la scelta più opportuna, che chiediamo da giorni, è quella di una concessione del fondo perduto per ogni impresa, da concedersi in base alla diminuzione di fatturato, uscendo dalla logica dei codici Ateco». A mettere la faccia nella campagna sono direttamente gli imprenditori, in rappresentanza di tutti i loro colleghi.