Un contagiato toscano per Covid-19 costa oltre 40mila euro alla sanità pubblica. La Toscana (con 40.280 euro di spesa) è la seconda regione italiana per spesa per contagiato da coronavirus, davanti c’è solo la Campania con 76.308 euro.

E’ quanto emerge dall’Indagine conoscitiva sugli affidamenti in regime emergenziale di forniture e servizi sanitari connessi al trattamento ed al contenimento dell’epidemia da COVID 19 – Report di seconda fase, pubblicata dall’Autorità Nazionale Anticorruzione (Anac).

I dati si riferiscono alla prima ondata dell’emergenza sanitaria, quella della primavera 2020, quando la Toscana fino al 30 aprile aveva registrato 9.352 contagi (in totale all’8 ottobre sono invece 16.612).

Per dare un’idea la spesa media regionale è stata di 12.493, mentre la spesa nazionale di 28.180. Nella discussa Lombardia il costo della sanità pubblica per un contagiato è stato di 5.178 euro (terz’ultimo posto), mentre nel virtuoso Veneto di 10.171. Anche nel Lazio il costo per contagiato è stato contenuto, con 15.259 euro di spesa.

La Toscana (con un totale di 376.698.216 euro) ha inciso per il 6,5% sul totale nazionale (5.790.049.652 euro, di cui 2.566.789.308 di spesa delle singole regioni)  con costi che vanno dalle mascherine (212.166.888 euro pari al 6,8% della spesa nazionale per mascherine); altri dpi escluse mascherine (61.844.689 euro – 4,9%); Tamponi, test diagnosi, reagenti (10.764.654 euro – 6,1%); Ventilatori e ossigenoterapia (32.955.118 euro – 7,8%); Igienizzanti – forniture (924.989 euro – 3,0%); Igienizzazione – servizi e lavori (368.009 euro – 0,9%); altre spese (57.673.869 euro – 8,1%).

Toscana che è prima in Italia per spesa Covid pro-capite (ovvero per ogni singolo abitante) con 101,19 euro (seconda l’Emilia Romagna con 78,42 euro) ed è prima anche per spesa proattiva pro-capite (con 76,84 euro), intesa come spesa per l’acquisto di dispositivi di protezione e strumenti per il contenimento della diffusione del virus.

E’ emersa – spiega l’Autorità Nazionale Anticorruzione – un’elevata variabilità dei prezzi, con particolare riferimento a quelli delle mascherine, spiegabile probabilmente solo in parte con le differenze qualitative dei prodotti e con la situazione di mercato generata dall’emergenza sanitaria.

Si è comunque potuto osservare che dopo un’iniziale sensibile crescita dei prezzi in corrispondenza del picco emergenziale, si è innescato un processo di stabilizzazione dei prezzi, presumibilmente attribuibile da un lato all’allentamento dello stato emergenziale, dall’altro all’effetto “calmierante” attribuibile alle ingenti quantità acquistate da alcune importanti stazioni appaltanti, tra cui Consip.

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