Quella che nell’immaginario collettivo poteva sembrare una prerogativa di esclusiva competenza delle grandi città, oggi non lo è più. Almeno così ci dice l’indagine sulla maturità digitale dei Comuni capoluogo, ovvero la ricerca sulla digitalizzazione realizzata da FPA per conto di Dedagroup Public Services e presentata in occasione di Forum PA 2020.

La ricerca prende in esame il modello Ca.Re. (Cambiamento Realizzato) di Dedagroup Public Services, frutto di una rielaborazione del Desi (Digital Economy & Society Index) rispetto agli obiettivi definiti dalla strategia nazionale sulla PA digitale e di una sua contestualizzazione a livello locale.

Tre le dimensioni per valutare la maturità digitale delle città: Digital public services, che misura il livello di disponibilità online dei principali servizi al cittadino e alle imprese erogati dai Comuni capoluogo; Digital PA, che misura il livello di integrazione dei Comuni rispetto alle principali piattaforme abilitanti individuate dal Piano triennale per l’informatica pubblica (Spid, PagoPA e Anpr); Digital Openness, che misura il livello di apertura dell’amministrazione comunale in termini di numerosità e qualità dei dati aperti rilasciati e il livello di comunicazione con la propria comunità di riferimento attraverso l’attivazione dei principali canali social.

Per ciascuno di questi indici è stato calcolato, per ogni Comune capoluogo, il livello di maturità digitale. Immaginando il percorso di digitalizzazione come una corsa di velocità, che anche alla luce della recente esperienza dettata dall’emergenza sanitaria si è capito che si deve e si può compiere, l’indagine individua tre classi di maturità digitale che vede i comuni collocati in tre momenti: “Blocchi di partenza”, “Stacco” e “Spinta”. A conferma della possibilità di passare rapidamente al momento successivo, il fatto che l’indagine registra un notevole movimento, con molte città che si collocano appena sotto il punteggio-soglia della fase immediatamente successiva, e che con un minimo ulteriore sforzo potrebbero avanzare facilmente.

Su 109 Comuni, 35 sono nella fase ‘Spinta’ e hanno raggiunto un buon grado di maturità digitale, 37 si attestano in ‘Stacco’ e altrettanti si collocano ai ‘Blocchi di partenza’. Tra le 35 amministrazioni con elevata maturità digitale ci sono 26 Comuni che raggiungono un livello almeno sufficiente in tutte e tre le dimensioni considerate (Digital public services, Digital PA, Digital Openness) ed elevato in almeno una di esse cioè Arezzo, Bari, Bergamo, Brescia, Cagliari, Cremona, Firenze, Forlì, La Spezia, Livorno, Lodi, Matera, Modena, Monza, Napoli, Palermo, Parma, Pavia, Piacenza, Prato, Reggio Calabria, Reggio Emilia, Trento, Verbania, Verona e Vicenza. A cui si aggiunge Mantova, con un livello “differenziato” (in fascia bassa in una dimensione e in quella più elevata nelle altre due. E poi 8 Comuni che raggiungono il livello più alto in tutte le tre dimensioni: le grandi metropoli di Bologna, Genova, Milano, Roma, Torino, Venezia e due medie realtà che sono le vere sorprese come Pisa e Cesena a testimonianza del fatto che difficoltà strutturali oggettive, collocazione geografica e dimensione demografica, non impediscono il raggiungimento di ottimi risultati.