Il primo, importante passo, è stato compiuto: nella Sala del Mappamondo di Siena la firma dello storico accordo fra l’Università degli studi di Siena e il Parlamento Latino-americano, con la presenza del sindaco Luigi De Mossi come testimone d’onore, a rappresentare la città.

Abbiamo intervistato l’Ambasciatore italiano a Panama Massimo Ambrosetti, prezioso sostenitore del progetto, che con la sua lucida autorevolezza ha chiarito le prospettive in gioco dichiarandosi onorato di poter essere, sul piano personale, sostenitore di Siena a vita e, sul piano professionale, sicuramente  in questa fase paladino di Siena a Panama.

È di alcuni giorni fa la firma dello storico accordo fra l’Università degli Studi di Siena e il Parlamento Latinoamericano. Un punto di partenza verso dove?

Intanto verso la conoscenza reciproca delle due culture, che passa attraverso la visibilità. Noi tendiamo a dare per scontato che tutti conoscano la portata storica, artistica e culturale di Siena, le sue eccellenze e quelle del suo territorio, la civiltà e i valori che la contraddistinguono. Bisogna tenere conto che con la globalizzazione si ha una sorta di “rumore di fondo” nell’offerta culturale che in molti casi rende difficile, per chi è fisicamente lontano, mettere a fuoco le eccellenze europee, far emergere dalla massa le informazioni che ci riguardano e portare l’attenzione su Siena. Si tratta di far volgere lo sguardo al mondo latinoamericano, che in questo momento è orientato sugli Stati Uniti, che rappresentano un modello di attrazione, culturale e di sviluppo.

Quello appena firmato è un accordo innovativo: una Università legata strettamente alla città si proietta con un documento strutturato a una istituzione parlamentare che raccoglie i Paesi dell’America Latina. È un accordo unico nel suo genere, ed è il primo. L’obiettivo è far conoscere le nostre eccellenze, far capire che c’è un importante valore aggiunto. È innegabile che Siena sia un gioiello della civiltà italiana e che abbia tutte le carte in regola per sviluppare un’internazionalizzazione che la ponga in un ruolo centrale di capitale culturale. Nel contempo non dobbiamo dare per scontato che sia conosciuta profondamente da tutti, né che tutti abbiano la piena consapevolezza delle sue caratteristiche e delle sue potenzialità. Il suo valore aggiunto, sul quale fare leva, è la capacità di educare, formare, diffondere e scambiare cultura.

Quali sono le caratteristiche di Siena che l’hanno portata ad essere al centro di questi importanti scambi culturali?

Quando si conosce Siena si comprende che ci stiamo avvicinando a una realtà di assoluta eccellenza su espetti eterogenei che hanno una grande coerenza interna, fino a formare un insieme armonioso. Il più antico giornale di Panama, “La Estrella de Panama”, ha pubblicato la cronaca dell’esperienza di una giovane panamense in Toscana, che conclude la sua testimonianza dicendo “desidero essere parte di questo mondo”.

Credo che si debba puntare su questo: farsi conoscere perché si eserciti, in maniera del tutto naturale, lo straordinario potere di attrazione che possono avere Siena, il suo territorio e più in generale l’Italia: un potere di attrazione che ha bisogno di essere intelligentemente veicolato. Siena è un ottimo esempio di “glocal”, locale ma globale: si tratta di farlo diventare sistema affinché possa crescere e in questo modo proiettarsi in tutti i settori, incluso ovviamente anche quello della cooperazione economico-commerciale.

Sulla Porta Camollia c’è una frase incisa sulla pietra: “Cor Magis Tibi Sena Pandit”, “Siena ti apre di più il suo cuore delle sue porte”. La Città può essere la porta di accesso per futuri scambi culturali ed economici internazionali che coinvolgano l’Italia?

Senza dubbio. Personalmente sono entusiasta di poter vivere questa contingenza, il processo che ha portato a questo accordo che ha avuto come punto di partenza un senese, Alberto Botarelli. Siena ha un potenziale straordinario e Panama è uno  paese piccolo ma in forte crescita a livello regionale e globale: è stato stimato di recente che dopo la crisi in corso avrà il PIL pro capite più alto di tutta l’America Latina; è anzitutto un hub internazionale, un ponte verso le Americhe. L’accordo è stato un primo passo, molto interessante, per avvicinare queste due realtà e creare un volano di sviluppo.

Il concetto fondamentale è proiettare con dinamicità il potenziale di attrazione che abbiamo e che affonda le proprie radici nella nostra storia, nell’arte, nella cultura, nel modo di vivere. Tutti conoscono l’Italia, la Toscana, Siena, bisogna “operazionalizzarla”, rendere concreto il suo potenziale. Bisogna far pensare a una famiglia: “io vorrei che i miei figli si formassero a Siena”, in un’Università che è insieme antica, prestigiosa, ma anche dinamica e moderna.

Abbiamo molto terreno da recuperare, perché c’è un’enorme competizione internazionale nel campo dell’alta formazione: ma è qui che Siena deve mettersi in gioco, è qui che può e deve collocarsi. È una partita che può essere giocata in serie A, veicolando un’internazionalizzazione a 360 gradi, privilegiata dal fatto di avere, oltre a prestigiose istituzioni, anche una Università per Stranieri e una realtà unica quale l’Accademia Chigiana. Con Panama, in campo musicale, sta funzionando con successo un accordo di formazione per giovani musicisti panamensi con il Conservatorio di Santa Cecilia di Roma: è un esempio che si potrebbe replicare, nelle modalità più opportune, con l’Accademia chigiana.

In questa prospettiva Siena è sicuramente un polo in grado di formare, come è già avvenuto nel passato, giovani che poi saranno parte di una classe dirigente internazionale a livello politico, economico, accademico. Si tratta di un circuito virtuoso – di cui Siena può essere un esempio di alto livello – da attivare e potenziare fra tutte le istituzioni del territorio, per costruire un sistema fortemente attrattivo, una sorta di magnete culturale che permetta di esercitare una “azione di influenza” che benefici con i suoi effetti di ritorno il nostro stesso sistema paese, a livello locale e nazionale.

Noi italiani, così legati alle nostre piccole patrie, non abbiamo una lingua veicolare che ci sostiene, ma a livello di sostanza non abbiamo nulla da invidiare alle eccellenze straniere. La consapevolezza di chi siamo, del nostro passato, della nostra unicità, ci deve spingere ad essere competitori globali: Siena in questo senso può essere parte di quella “prima linea” che rafforzi questo modello di sviluppo per altre realtà del nostro Paese, basato su eccellenze diffuse, capacità di internazionalizzazione e innovazione.

Uno dei criteri su cui si basano le classifiche universitarie internazionali è il numero di studenti internazionali che ciascuna Università accoglie: farne aumentare i flussi significa far crescere il ranking dell’Università degli Studi di Siena. Di questa concreta possibilità sono convinto sia nell’azione di sostegno e promozione del nostro sistema Paese legata al ruolo che attualmente ricopro, sia come persona che ha un background accademico e un percorso di ricerca sviluppatosi in università italiane e straniere. Come sistema Italia” bisogna moltiplicare gli sforzi per entrare nel settore – che è anche parte dell’”industria culturale” – della “higher education” internazionale.

Come intende sostenere questo progetto?

Sono usciti dei begli articoli sull’accordo: ho provveduto a inviarli al Corriere di Panama e a tutti gli altri giornali e media panamensi, per dare un primo messaggio. Possiamo contare su alleati prestigiosi: pensi che uno dei più grandi pittori panamensi, Aristides Ureña Ramos è un prodotto della formazione toscana: ha studiato all’Accademia di Belle Arti di Firenze, è vissuto per più di trent’anni a Firenze e si definisce “un toscano-panamense”. Una delle sue opere, “Panama ponte delle Americhe, cuore del mondo”, è stata recentemente dipinta per decorare il Salone della Pace del Palazzo presidenziale di Panama, nel centro del potere istituzionale.

Ureña Ramos è un uomo straordinario, un commentatore culturale di grande prestigio: un alfiere della cultura italiana, che rappresenta un aspetto fondamentale della sua personalità. È l’esempio di come una persona che si forma in Italia divienga poi un per noi moltiplicatore di influenza straordinario. Con questo accordo fra Siena e il Parlatino, il Parlamento Latino-americano, dobbiamo appunto puntare ad incrementare il numero di amici e sostenitori latino-americani di rilievo, non solo a Panama, per un ampliamento di questo apprezzamento virtuoso.

Nel corso della mia ultima visita a Siena ho percepito che questo aspetto è sostenuto dalle istituzioni e rafforzato da positive sinergie. Ho colto molto ottimismo, entusiasmo ma allo stesso tempo pragmatismo. Con tutti gli interlocutori ho avuto un’impressione di una grande determinazione e consapevolezza. Ora è necessario il sostegno per l’accordo stipulato, con azioni strategiche ed efficaci di pianificazione e promozione che richiedono, come condizione imprescindibile, la continuità, per portare persone ed istituzioni dentro un sistema di cooperazione che ha lo scopo di influenzare positivamente la loro formazione, la loro identità, la loro proiezione internazionale .

Senza la continuità il rischio è di attrarre fermandosi a un livello superficiale, quello del turista-consumatore. In questo Siena deve avere la grande ambizione di fare molto meglio e molto di più. È importante utilizzare gli strumenti tecnologici che abbiamo per raggiungere pubblici lontani, per suscitare interesse non solo nella testa, ma anche nella fantasia: trasformare l’immaginazione e la suggestione in desiderio di vivere una “esperienza trasformativa” in Italia, a Siena. Una prima azione concreta che rappresenta un moltiplicatore d’influenza può essere, per esempio, mettere a disposizione del Parlatino alcune borse di studio offerte dall’Università di Siena. Il mio ruolo e quello dell’Ambasciata è contribuire a dare visibilità e concretezza a questi progetti, anche organizzando – appena possibile – una serie di incontri in cui si valorizzi tutto il potenziale dell’accordo. La pandemia ha certamente complicato i collegamenti e le nostre attività, per questo è necessario moltiplicare gli sforzi in maniera innovativa per padroneggiare la complessità di questo nuovo contesto.

In una realtà come Siena c’è la consapevolezza del proprio valore, il vantaggio della forza dell’identità e dell’agilità del piccolo, ma è necessario pensare in grande, in linea con le priorità che ci detta un mondo dove sono le “economie della conoscenza” gli attori del futuro. Sono sicuro che la città ha tutte le carte per giocare con successo una partita su un piano globale, in maniera realistica, concreta ma senza timidezze e con una visione di lungo periodo che congiunga passato, presente e futuro.