Dopo la lettera di protesta inviata ieri da Cgil e Federconsumatori, in seguito alle proposte dei sindaci dell’Ato 4 e alla posizione assunta dall’Ait sulla cauzione di Nuove Acque, in mezza Toscana le polemiche si fanno sempre più accese.
La lettera «L’atto di indirizzo approvato dai sindaci della conferenza territoriale dell’Ait è un primo parziale risultato della protesta degli utenti e dimostra come Cgil e Federconsumatori avessero ragione nel denunciare quanto deciso dalla dirigenza di Nuove Acque a proposito del deposito cauzionale». Questo quanto riportano le prime righe della lettera firmata ieri dal sindacato e dall’unione dei consumatori che oggi ribadiscono, tramite Alessandro Mugnai segretario generale della Cgil di Arezzo, le loro posizioni. «Ribadiamo che il secondo deposito è stato introdotto da Nuove Acque a fronte di una delibera di indirizzo dell’Autorità garante e dell’Ait che comunque contestiamo, senza una preventiva consultazione con i sindaci e con le parti sociali, senza adeguamento della propria carta del servizi e del regolamento del servizio idrico così come prescritto dalla stessa delibera dell’Autorità. E, molto probabilmente, senza una formale decisione del proprio organo amministrativo».
La presa di posizione Cgil e Federconsumatori ricordano anche che Nuove Acque non ha ancora prodotto, come richiesto da più di un mese da Federconsumatori, una copia della convocazione del CdA contenente la delibera con la quale viene introdotto il deposito, vengono decise le modalità e gli importi da richiedere agli utenti. «La mancanza di questi fondamentali atti – recita la lettera – fa ritenere la sussistenza di omissioni ed inadempienze nell’operato dell’argano amministrativo di Nuove Acque tali da rendere illegittima e quindi inefficace la decisione assunta».
La cauzione: una “gabella” tappabuchi Tutto questo fa pensare a Cgil e Federconsumatori, con sempre maggiore convinzione, che il provvedimento introdotto da Nuove Acque non sia solamente dovuto all’istituzione del fondo contro la morosità. «È un colpo di mano questo di Nuove Acque – dichiara Mugnai -. Anche noi avevamo proposto di mediare con la società ma c’è stata una totale chiusura nei nostri confronti. Le mediazioni si fanno, ma su cosa? Quale è la reale entità del problema? Questa sorta di gabella, secondo noi, non è interamente da riportare al fondo per le morosità, ma è da riportare alla realtà di un’azienda che ultimamente ha fatto grandi investimenti necessari allo svolgimento della sua attività. Questi investimenti però non possono ricadere sugli utenti. I cittadini non possono pagare perché Nuove Acque è a corto di liquidità. Se ci sono dei problemi parliamone: ci sono anche tanti dipendenti all’interno della società che potrebbero risentire di questa situazione».
In attesa di risposte la protesta e la proposta continuano «Vediamo se Nuove Acque accoglierà le proposte fatte dall’Ait, e nel caso non le accogliesse prepariamoci: si scatenerà l’inferno. Non dimentichiamo che i comuni sono soci di Nuove Acque e si vedrà, in questo caso, come decideranno di muoversi. In ogni caso, ci tengo a ribadire la nostra posizione: è impertinente la proposta dei sindaci di pagare tutto quanto richiesto da Nuove Acque con la prima bolletta poiché il mancato pagamento del deposito è l’essenza della vertenza che ha originato la decisione dei Sindaci stessi. La questione si può risolvere rapidamente se Nuove Acque, ripristinando le originarie condizioni contrattuali, crea le condizioni per discutere su quelle che saranno le nuove modalità del contratto con gli utenti, la nuova carta dei servizi ed il nuovo regolamento del servizio idrico».
Una cosa è certa: gli utenti si sentono presi in giro «Se quello che chiediamo non dovesse essere preso in considerazione, reputando illegittima ed inefficace la decisione di Nuove Acque, noi di Cgil e Federconsumatori – conclude Mugnai – proseguiremo con l’assistenza ai cittadini che volessero mettere in atto azioni di contrasto, tutelandoli sia in Commissione di Conciliazione per le grandi utenze alla Camera di Commercio, sia con altre azioni di tutela legale». La querelle dell’acqua prosegue, infuocata più che mai.