E’ arrivato alla decima edizione il “Bus della Memoria”, uno dei momenti previsti dal protocollo “Attività di tutela e valorizzazione del patrimonio storico, politico e culturale dell’antifascismo e della resistenza”, siglato dall’Amministrazione Comunale di San Gimignano, dalla locale sezione Anpi e dall’Istituto comprensivo Folgòre da San Gimignano. A partire dal 2011, grazie a questa iniziativa, i ragazzi delle terze medie sangimignanesi hanno potuto conoscere eventi, luoghi e personaggi della storia locale e internazionale della Seconda guerra mondiale, visitando luoghi quali Sant’Anna di Stazzema (Lucca), la Risiera di San Sabba (Trieste), il Museo Cervi (Reggio Emilia), le Fosse Ardeatine (Roma), il Campo di Fossoli (Modena) e il Museo Battaglia del Senio (Ravenna). E, proprio grazie alla disponibilità del Museo della Battaglia sul Senio di Alfonsine, città romagnola in provincia di Ravenna, che, giovedì mattina, si è tenuto il decimo “Bus della Memoria”, nella forma della didattica a distanza. Sulla piattaforma Zoom, l’applicazione di videoconferenza usata dalle classi della scuola di San Gimignano per fare le lezioni in questo periodo di emergenza sanitaria dovuta al Covid-19, oltre 50 persone, tra ragazzi, insegnanti e relatori, si sono collegati davanti al loro computer per partecipare al Bus della Memoria a distanza.

L’incontro a distanza Dopo i saluti della assessore ai Diritti e alla Cultura della Memoria, Daniela Morbis, e l’intervento della direttrice del museo Antonietta Di Carluccio, ha preso la parola il fotografo Alessio Duranti, autore delle fotografie della mostra di «Liberazione in Liberazione», scattate il 10 aprile 2017, in occasione del 72° anniversario della Liberazione di Alfonsine al seguito della delegazione sangimignanese presente, come tutti gli anni, alla cerimonia. Duranti aveva già incontrato gli studenti in occasione del «Giorno della Memoria», quando aveva mostrato alcune fotografie dell’«Album Auschwitz» e le immagini che aveva scattato durante la sua visita al campo di concentramento e al Memoriale e al Museo di Auschwitz-Birkenau. Quindi, dopo una breve contestualizzazione da parte della sezione Anpi di San Gimignano, è stata Sara Malerba, per il Museo della Battaglia del Senio, a presentare, con l’ausilio di materiale didattico online, la storia dello sfondamento della «Linea Gotica» ad Alfonsine, del 10 aprile 1945, momento storico al quale erano presenti anche oltre 50 giovani sangimignanesi, arruolati come volontari nel gruppo di combattimento «Cremona», all’interno del Nuovo Esercito Italiano.

L’invito a riflettere La presentazione della dottoressa Malerba ha suscitato un notevole interesse negli studenti che le hanno rivolto oltre 40 domande sul museo e sulle reazioni della popolazione al passaggio del fronte che ha portato alla Liberazione della città romagnola dal nazi-fascismo. «L’emergenza Covid-19 viene spesso descritta con un linguaggio bellico: si parla di trincea negli ospedali, di economia di guerra, di mascherine, guanti e disinfettanti come se fossero le nostre munizioni e molti di noi ogni sera attendono il bollettino con il numero dei morti e dei contagiati – ha commentato la assessore Morbis –. I ragazzi quest’anno hanno studiato le grandi guerre del XX secolo, che hanno coinvolto il nostro Paese, e con questo “Bus della Memoria” hanno conosciuto la storia di un paese che è stato fronte di guerra. L’invito è a riflettere sulle differenze fra l’emergenza che stiamo vivendo rispetto ad una guerra: non abbiamo un nemico, nel senso di uno “straniero” da contrastare, ma siamo tutti alleati perché, solo con i comportamenti di fiducia reciproca, inclusione, condivisione e cura, potremo sconfiggere questo virus». «Mi sento, infine, di fare un ringraziamento speciale al “Museo della battaglia del Senio”, alla direttrice Di Carluccio e alla sua collaboratrice Sara Malerba, perché si sono prestate ad un nuovo modo di fare didattica museale, mettendo da parte, con grande rammarico, tutta la parte esperienziale di una visita reale al museo. I piccoli musei di territorio sono, purtroppo, tra i dimenticati di questa emergenza: con le porte chiuse e senza le visite delle scuole dovranno trovare un nuovo modo di raccontarsi. Il museo di Alfonsine ci ha dato prova di una cultura che resiste e che vuole continuare ad esistere» ha concluso Morbis.