«Questo è il fiume della mia vita, la cui acqua ha bagnato a lungo la Cassa ma che ora appare necessario scorra altrove». Con queste parole Giovanni Manghetti ha rassegnato le sue dimissioni da presidente della Cassa di Risparmio di Volterra, ruolo ricoperto per 17 anni. La decisione è giunta all’indomani della designazione di Giorgio Ghionzoli come nuovo presidente.
Tristezza e riconoscenza «Da tempo – si legge nella lettera – le mie condizioni di salute, in uno con l’età di oltre 80 anni, erano peggiorate; negli ultimi mesi, ad un quadro fisico generale già esposto, si sono aggiunte nuove altrettanto significative patologie e, seppure non contagiato, molto a rischio, data la mia età. Alla luce di tale situazione ho deciso di rassegnare le dimissioni da presidente della Cassa di Risparmio di Volterra. Dopo oltre 16 anni di impegno nella cassa si può immaginare quale possa essere il mio stato d’animo, di tristezza ma anche nel contempo di riconoscenza agli organi istituzionali che hanno creduto in me, al direttore generale e ai dirigenti, ai dipendenti che sono stati nei momenti difficili sempre vicini all’azienda, alla città tutta, al territorio con le sue istituzioni pubbliche. Ma questo è, per usare le parole di un grande psichiatra, il fiume della mia vita, la cui acqua ha bagnato a lungo la Cassa ma che ora appare necessario scorra altrove. Continuerò peraltro, dall’interno del consiglio, ad essere vicino all’azienda anche per portare a conclusione la tela che si sta tessendo per rafforzare la Cassa».
I ringraziamenti della Cassa A Manghetti, che permarrà comunque nel Consiglio di Amministrazione, la Cassa ha espresso «la più viva gratitudine per l’incessante impegno sempre profuso e gli importanti risultati ottenuti nei molti anni della sua presidenza in Crv, cui ha dimostrato un profondo e forte attaccamento e contribuito alla sua crescita e affermazione quale fondamentale banca del territorio».
L’esperienza da scrittore Una vita, quella di Manghetti, non solo dedicata alla banca. Ha controllato anche le assicurazioni, un mestiere del quale ricorda solo che le giornate sfrecciavano più veloci dei treni ad alta velocità. Ha anche insegnato economia aziendale a studenti universitari e diplomati in ragioneria. A settant’anni, dopo aver scritto tanto su banche e assicurazioni, ha pubblicato il suo primo libro sull’umanità delle persone incontrate per caso, “Vite pendolari. Ad alta velocità?”. E poi si è dedicato ai romanzi per raccontare le sofferenze e le risposte degli uomini tese a rendere più lieve il peso sui loro capi e sulle loro anime: “Gli annoiati” (2018) e “I sogni non svaniscono all’alba”(2016), “Lacrime asciutte (2014), “Nomi nella cenere” (2012).