Si diradano le nubi sulla questione dell’acqua che ha infiammato l’estate aretina. È stato raggiunto un accordo sul deposito cauzionale nella bolletta di Nuove Acque. Dopo l’incontro tra la conferenza dei sindaci dell’ Ato n. 4 Alto Valdarno- ambito territoriale che riunisce 32 comuni della provincia di Arezzo e 5 della provincia di Siena – e l’Autorità idrica della Toscana, è stato approvato dall’AIT un atto di indirizzo che aspetta solo la delibera finale, alla quale Nuove Acque dovrà uniformarsi.
L’accordo L’intesa prevede l’abbattimento di una delle tre mensilità su cui il deposito di basava. Dopo la prima rata già andata in pagamento, restava all’incirca da pagare mezza mensilità che, grazie all’accordo sarà saldata nel 2015 attraverso un pagamento rateale (minimo sei rate) di entità non superiore ai 2 euro. È al vaglio l’ipotesi di vendita suggerita dai sindaci per l’attuale sede che ospita l’Ato: il ricavato andrebbe a costituire un fondo di garanzia per le famiglie non abbienti. Nei prossimi sei mesi, chi non ha domiciliazione bancaria potrà provvedere e gli sarà restituito da Nuove Acque il deposito cauzionale comprensivo degli interessi legali.
I sindaci dell’Ato: un fronte unito per modificare il deposito imposto da Nuove Acque. «La premessa – ha detto il sindaco di Arezzo, Giuseppe Fanfani – è che alla cauzione sia restituita la natura propria di garanzia. Abbiamo quindi chiesto di ridurre le mensilità garantite da 3 a 2 e la sospensione della seconda rata per un periodo congruo (non inferiore a 6 mesi) necessario per consentire a tutti gli utenti di predisporre eventualmente la delega bancaria. A tutti coloro che nel frattempo avranno fatto questa scelta, dovrà essere restituita la cauzione pagata con gli interessi bancari, detraendola dalla prima bolletta utile. Ci sono poi – ha continuato il primo cittadino – coloro che non vogliono e non possono utilizzare la delega: per loro chiediamo che la seconda rata della cauzione sia “spalmata” su un congruo numero di bollette, comunque non inferiore a 6».
Il fondo di garanzia per le fasce deboli «Inoltre riteniamo che possa essere attivato un fondo di garanzia proprio per chi, famiglia o impresa, non è in grado di far fronte a questo pagamento – prosegue il sindaco Fanfani -. L’AIT potrebbe quindi valutare l’ipotesi di vendere la sede ex Ato 4, adesso utilizzata dalla stessa Autorità e che è sproporzionata per le esigenze dell’ufficio. Il Comune di Arezzo s’impegna fin d’ora a reperire i locali per poter liberare la sede e per utilizzare il ricavato costituendo un fondo di garanzia atto a sostituire gli importi delle cauzioni nei confronti degli utenti costituenti “fasce deboli” (pensionati, incapienti, famiglie numerose, disoccupati, cassintegrati, aziende in difficoltà ) restituendo le eccedenze ai Comuni sovventori».
I sindaci: «Niente più piedi in testa» I sindaci, capitanati da Fanfani, hanno chiesto all’AIT «il formale impegno a non adottare in futuro nessuna iniziativa che comporti oneri finanziari di qualsiasi genere ovvero mutamenti della tariffazione a carico degli utenti, se non avendone prima fatto oggetto di concertazione con tutti i Comuni interessati». Il direttore dell’AIT, Alessandro Mazzei, ha rinnovato l’impegno dell’Autorità Idrica, anche alla luce dell’atto dei sindaci, nella tempestiva definizione di un Regolamento di Servizio che possa omogeneizzare tutti i servizi attuali, anche diversi tra loro, elargiti dai vari gestori. E il deposito cauzionale sarà contenuto in esso. Per quanto riguarda il Fondo di garanzia proposto dal sindaco Fanfani, Mazzei ha affermato che sarà verificata la possibilità di cessione della sede aretina, In ogni caso, vendita o meno dello stabile, l’Autorità sta già lavorando ad un’ipotesi di Fondo di garanzia per la quale Mazzei si è riservato di formulare una proposta ai sindaci.