Maurizio Sarri - Foto di facebook Juventus FC

Vi ricordate una Toscana che dominava nelle panchine del calcio che conta? Sembra ieri quando le grandi sfide della Serie A parlavano uno spiccato accento toscano. Ma che fine hanno fatto i tanto declamati allenatori del Granducato? Sono davvero spariti o è solo un fenomeno passeggero?

Sarà il tempo a dircelo. Intanto possiamo soltanto prendere nota di come nella stagione passata (la 2018/19) in serie A ci fossero Allegri alla Juve, Spalletti all’Inter, Mazzarri al Torino, Semplici alla Spal, Baroni al Frosinone e Sarri al Chelsea.

Su tutti spiccava il livornese Massimiliano Allegri che alla guida della Juventus trionfava nel campionato nazionale mettendo in bacheca il suo quinto scudetto consecutivo (oltre uno al Milan), condito da quattro Coppe Italia di fila, qualche Supercoppa e due finali di Coppa Campioni (perse). Poi a giugno l’addio consensuale alla Juve, anche se il buon Max resta a libro paga di Agnelli (per 7,5 milioni netti), fino al 30 giugno 2020. In questo caso non è stato certo un allontanamento per mancanza di risultati, anzi; solo una voglia di cambiare filosofia da parte del club torinese.

All’Inter, invece, c’era Luciano Spalletti da Certaldo, che il suo compitino ‘striminzito’ lo aveva svolto portando i suoi al quarto posto e di nuovo in Champions League, come aveva chiesto la società. Ma il rapporto si era sfaldato e l’impero Suning – una volta sistemato il fair play finanziario -, ha voluto alzare il livello e tornare competitivo per qualcosa di più importante, ovvero contendere lo scudetto alla Juve, ed ecco Conte. Ma anche in questo caso Spalletti rimane stipendiato dal club nerazzurro fino al 2021 ad oltre 5 milioni di euro netti all’anno.

Negli ultimi giorni poi c’è stato l’esonero di Walter Mazzarri dal Torino, dopo una serie di risultati negativi, e la rottura con l’ambiente del tifo granata. Risoluzione del contratto per l’allenatore di San Vincenzo, che ha lasciato il Toro in dodicesima posizione dopo 22 giornate e dopo averlo riportato nella scorsa stagione ai play off di Europa League.

Fino ad oggi quando arriva un altro esonero in salsa toscana. E’ saltata infatti la panchina di Leonardo Semplici alla Spal, cacciato dopo sei anni di grandi risultati. Il mister fiorentino arriva nel dicembre 2014 con la formazione ferrarese al 12esimo posto e la porta al quarto posto. Poi l’anno dopo la promozione in B e quello successivo in A, dove Semplici ottiene due salvezze meritate. Fino alla sconfitta casalinga di ieri contro il Sassuolo, che lasciano la Spal in ultima posizione con soli 15 punti dopo 23 giornate. E tanti saluti a Semplici.

Nella scorsa stagione poi avevamo in serie A Marco Baroni, che arrivò a dicembre sulla panchina del Frosinone ma non riuscì nell’impresa di portare la formazione laziale alla salvezza. Quest’anno Baroni è stato per 11 partite (ottobre 2019-gennaio 2020) sulla panchina della Cremonese in B, andando poi incontro ad un altro esonero.

Ed allora ecco che nella A, che un tempo parlava toscano, ci resta soltanto Maurizio Sarri, alla guida della Juventus. Lo scorso anno, l’ex Napoli, era sulla panchina del Chelsea, per la sua prima esperienza all’estero. Risultati comunque positivi con un terzo posto in Premier (e Chelsea di nuovo in Champions League) e una Europa League portata a Stamford Bridge, per quello che ad oggi l’unico trofeo nella carriera dell’ex dipendente di banca.

Quanto resisterà l’uomo di Figline Valdarno sulla panchina della Juve è difficile a dirsi, dopo gli ultimi risultati e la regressione a livello di gioco, anche perché a Torino preferiscono la pratica (vittorie e trofei in bacheca) alla teoria. Insomma, se sarrismo deve essere, che si faccia in fretta. Anche se, va detto, niente è perduto per Sarri ancora in corsa per tutti gli obiettivi stagionali.

Infine c’è l’allenatore toscano più vincente di sempre, anzi; l’allenatore più vincente di sempre, che è toscano. Ovvero Marcello Lippi. Il viareggino dopo aver vinto tutto con Nazionale italiana e Juventus, è stato protagonista a più riprese di esperienze in Cina. Ultima quella con la nazionale del Dragone che si è interrotta lo scorso novembre, dopo la sconfitta casalinga per 1 a 2 contro la Siria, quando Lippi si dimette. Per lui allenare è un divertimento, non certo una necessità, per cui sarà possibile rivederlo in qualche esotica panchina da qualche parte del mondo, ma senza stress.