Dal 2016 nell’Arcipelago toscano è in atto una moria di ‘pinna nobilis’, nota come gnacchera o cozza penna, «ma finora nessun intervento. Occorre una mappatura dei riproduttori sani per salvare la specie». Lo denuncia, in una nota, Legambiente arcipelago toscano per quanto riguarda la situazione nelle acque dell’isola di Giannutri.

La pinna nobilis è il più grande mollusco del Mediterraneo e dal 2016 è a rischio estinzione a causa del protozoo parassita ‘Haplospondium pinnae’, così come accertato dalle ricerche. L’8 luglio 2019, spiega Legambiente in una nota, era stata denunciata una grave moria a Giannutri che «sembra non aver prodotto alcun effetto. Nelle acque protette del parco nazionale dell’Arcipelago toscano non è stato ritenuto utile attivare una campagna di monitoraggio e una task force con gli enti preposti, a cominciare dal Parco stesso, insieme a capitanerie, pescatori, diving center, e associazioni ambientaliste, sotto il coordinamento scientifico di Arpat e Ispra».

Necessaria una mappatura Per Emanuele Zendri, responsabile Legambiente Arcipelago toscano per Giannutri, «identificare attraverso una mappatura individui riproduttori sani è di fondamentale importanza. La loro sopravvivenza dipenderà anche da queste azioni, che rientrano nei compiti delle istituzioni preposte». Legambiente chiede di seguire l’esempio dei gestori dell’Area marina protetta di Miramare (Trieste), che hanno realizzato «una campagna di monitoraggio, coinvolgendo Università, Ispra, Regione. E’ quanto si dovrebbe fare ed è tutto quello che non è stato fatto in Toscana».