E’ scontro aperto tra Banca Valdichiana e Comune di Chiusi. Oggetto del contendere la fusione tra l’istituto e Banca Tema, Terre Etrusche e di Maremma Credito Cooperativo. A porre il veto su quella che la capogruppo Iccrea avrebbe ‘indicato’ come scelta obbligata, il sindaco di Chiusi Juri Bettollini. “Non fondiamoci con Banca Tema” – ha detto il primo cittadino – convinto che con la fusione “si snaturerebbe un progetto di territorio rispondendo così solo a logiche aggregative e di sistema”. Una fusione – sempre secondo il primo cittadino ‘obbligata’ considerato che “Banca Valdichiana, ha un parametro ews (early warning system) rosso che riguarda il mancato grado di patrimonializzazione minimo previsto dal patto di coesione con il gruppo Iccrea. Il gruppo ha richiesto quindi, necessariamente, una nuova fusione”.

Fabio Tamagnini, presidente Banca Valdichiana

La situazione di perdita patrimoniale espressa dall’indice di early warning, tuttavia, non offrirebbe letture diverse e soluzioni alterative alla fusione con un altro istituto di credito cooperativo, per una condizioni di solidità patrimoniale. L’importante attività di svalutazione dei crediti deteriorati posta in essere successivamente alla fusione del 2016, in ottemperanza a quanto richiesto dall’Organo di vigilanza e a seguito anche dell’applicazione delle più stringenti normative regolamentari emanate a livello europeo, avrebbero determinato una preoccupante svalutazione del capitale sociale, tale da rendere insostenibile l’autonomia dell’istituto e la conseguente necessaria fusione con altro istituto di credito. Uno scenario, quello descritto dal primo cittadino, che Banca Valdichiana rispedisce al mittente. “Al fine di fugare timori assolutamente ingiustificati e infondati – ha risposto Fabio Tamagnini, presidente di Banca Valdichiana – sentiamo il dovere di affermare che la Banca è ben amministrata, ha i conti a posto, continua ad essere una realtà sana e non è “costretta” a procedere ad operazioni di fusione per operare presunti “salvataggi”. E’ il contesto che impone dette scelte, sempre al fine di irrobustire l’istituto, nell’interesse di soci, clienti e del sistema-territorio. E dunque deliberare una fusione e poter scegliere il partner con cui effettuarla è operazione che consente di precedere decisioni che altrimenti potrebbero essere assunte dalla capogruppo. Il CdA continua la propria attività, caratterizzata da riunioni molto frequenti, e garantisce a soci e clienti che, non appena vi saranno notizie certe da comunicare (e non fughe di allarmanti non-notizie), procederà ad un’informazione celere e chiara”. Tant’è, il dado è tratto. Il sindaco Bettollini ha sempre cercato di coinvolgere Banca Valdichiana nelle iniziative politiche arrivando a proporre in qualche occasione tavoli di concertazione tra la banca e le amministrazioni locali per guidare il processo di sviluppo del territorio. Con la politica che deve tornare ad occuparsi di banche “non dei numeri, ma di una visione di radicamento nel territorio indicando come e dove consolidarsi”. Il suo quindi sarebbe un no secco all’ipotesi di fusione? “Non mi spaventa e non sono contrario” ha ribadito, non mettendone in discussione la necessità. A preoccupare invece il sindaco di Chiusi è il timore che con Banca Tema la città etrusca “perderebbe la sua banca” auspicando “la fusione con altri partner” e ponendosi come obiettivo “il mantenimento della nostra identità di banca di prossimità dove l’aspetto mutuale, creditizio e sociale possano ancora rappresentare un punto di eccellenza e di differenza nel territorio, continuando a rafforzare un progetto territoriale che consolida il sud della provincia di Siena e guarda all’unica direzione di espansione e maggior radicamento nella provincia di Arezzo”. “Il Consiglio di Amministrazione – ha sottolineato il presidente Tamagnini – sta lavorando molto intensamente ed a ritmo serrato, nel rispetto delle deleghe ricevute dai soci nell’assemblea elettiva. Opera quindi nel pieno delle proprie facoltà, con il solo obiettivo di compiere le scelte migliori per la banca, e declina quindi ogni eventuale forma di condizionamento, di qualunque natura e da qualunque soggetto provenga. E’ inoltre azzardato formulare giudizi su eventuali partner: tali valutazioni vanno considerate esclusivamente come personali e rischiano pertanto di essere fuorvianti e dannose per le attività in corso. Al contrario, la banca opera nel rispetto del patto di coesione siglato con Iccrea e sotto strettissimi controlli da parte degli organismi europei”. “Il CdA di Banca Valdichiana – ha detto ancora Tamagnini – ha approvato l’ipotesi di procedere alla fusione con una banca consorella, facente parte, cioè, del gruppo Iccrea. Tale decisione è assunta nel rispetto delle nuove logiche adottate dalla capogruppo che tengono a loro volta conto degli orientamenti comunicati dalla BCE che considera poco efficace la frammentazione del sistema del credito cooperativo in un numero elevato di istituto autonomi. Dopo la deliberazione del CdA – prosegue Tamagnini – e la comunicazione ai dipendenti, hanno avuto inizio le necessarie interlocuzioni con i possibili partner che sono ancora in corso e si trovano in uno stato particolarmente avanzato con una consorella di cui, per comprensibili motivi di riservatezza, non è possibile, al momento, fare il nome”. La riforma delle Bcc varata nel 2016 per sanare il settore dei crediti cooperativi ne ha ridisegnato il panorama in senso verticistico, con i piccoli istituiti di credito cooperativo che sono dovuti confluire nel gruppo Iccrea. I processi di fusione sono tuttora in corso, come dimostra il recente matrimonio tra Banca Cras e BCC Umbria, e sono accompagnati da resistenze locali, polemiche politiche e critiche. Il punto chiave della riforma è la crescita dimensionale del settore, che è anche il punto maggiormente controverso. A sostenerlo è stata la Banca d’Italia che già nel 2015 auspicava alla concentrazione delle Bcc, necessaria per consentire una vigilanza più penetrante e di riflesso una riduzione dei rischi di bail in. Proprio per far fronte ai rischi finanziari, la legge di riforma dei crediti cooperativi ha investito di importanza l’indice early warming. Banca Valdichiana è nata a luglio del 2016 dalla fusione tra la ex Banca Valdichiana di Chiusi e la Bcc di Montepulciano. Le rispettive doti patrimoniali apportate furono di 73 milioni di euro per quanto riguarda Chiusi e 35 milioni messi a disposizione da Montepulciano. Di fronte a questo scenario Bettollini fa muro auspicando “profonda responsabilità in questa decisione, ma soprattutto ascolto e coinvolgimento di tutti i soci, dei dipendenti e delle istituzioni”. Un alt che in molti a Chiusi leggono come un tentativo da parte del Sindaco di richiamare l’attenzione su altri partner di prossimità per configurazione geografica e geopolitica; prima fra tutte quella banca Centro appena nata dalla fusione tra la Banca di credito cooperativo Umbria e Banca Cras che troverebbe nella città etrusca il suo naturale sfogo.