Solo malumori o qualcosa di più profondo? Nel punto vendita Eataly di Firenze i lavoratori cominciano a mugugnare tanto che domani e domenica i Cobas hanno annunciato due giorni di sciopero come riporta oggi il quotidiano La Nazione. Dopo soli otto mesi da quella fastosa inaugurazione del 17 dicembre 2013 a cui partecipò anche l’attuale premier Matteo Renzi (allora nei panni di sindaco di Firenze) già si avvertono i primi mal di pancia tra i lavoratori.
I motivi dello sciopero «Siamo partiti 131 dipendenti. A meno di un anno dall’apertura, oggi se ne conta la metà; e su questo drastico taglio a noi lavoratori non è stata data nessuna spiegazione. Né sui motivi per cui si debba venire a sapere dei turni settimanali con sole 24 ore di preavviso» tuonano i Cobas. I motivi dello sciopero sono elencati in una lettera scritta proprio da alcuni lavoratori: «il mancato rinnovo dei contratti di somministrazione in scadenza; la mancata stabilizzazione dei contratti a tempo determinato; le condizioni di lavoro; la totale arbitrarietà dell’azienda nell’organizzazione del lavoro; il rifiuto da parte dell’azienda ad un qualsiasi confronto con i lavoratori». Inoltre Eataly Firenze, scrivono alcuni lavoratori, «non ha mai conosciuto un’assemblea aziendale, mai e sotto nessuna forma». Eppure «di motivi per riunirci, l’azienda ne avrebbe in quantità’: solo nell’ultimo mese- sottolineano i lavoratori- accanto al nome di oltre 13 dipendenti è stato scritto ‘out’: 13 persone sono state lasciate, senza troppi fronzoli, senza lavoro» perché «siamo solo soldi, numeri, voci di spesa».
La Cgil non sciopera ma borbotta Uno sciopero a cui non aderirà la Cgil che però non gradisce il clima che si è creato dentro il negozio: «Dentro Eataly si lavora prevalentemente con i contratti interinali e per noi è inaccettabile. Per questo chiediamo a Farinetti l’apertura di un tavolo sindacale. Gli lanciamo questa sfida» ha dichiarato all’agenzia Dire Massimiliano Bianchi, segretario della Filcams-Cgil di Firenze. In merito allo sciopero, poi, Bianchi spiega che «non ci mettiamo a discutere su cosa fanno gli altri, ognuno faccia quello che vuole. La nostra idea resta evidentemente quella della contrattazione, partendo da un punto fermo: lo sviluppo del modello Eataly così com’è a Firenze è inaccettabile».
L’azienda: «Il clima è sereno» Non tema un blocco dell’attività del punto vendita l’azienda che, interpellata da alcuni quotidiani, per conto del suo amministratore delegato Francesco Farinetti fa sapere: «Vedremo quante saranno le adesioni, ma il clima è sereno». E interpellato sul calo dei lavoratori dall’apertura ad oggi precisa che «oggi sono 97, quindi non la metà. Siamo un’azienda che lavora in base alle stagioni».