Oltre 2.700 persone, con 1.900 nuove diagnosi ogni anno, che si ammalano di mesotelioma, tumore molto aggressivo, legato all’esposizione all’amianto, con una prognosi molto sfavorevole e con limitate opzioni terapeutiche di provata efficacia clinica. Ora da Siena parte il primo studio al mondo di “re-challenge” (ri-somministrazione) nel mesotelioma pleurico, cioè il ritrattamento di questo grave tumore della pleura con agenti immunoterapici. La novità arriva dal team del CIO – Centro di Immuno-Oncologia dell’Azienda ospedaliero-universitaria Senese, diretto da Michele Maio e i risultati dello studio sono stati presentati a Barcellona dall’oncologa Luana Calabrò, nel corso del meeting mondiale sul cancro al polmone che si è appena svolto in Spagna.

Questo nuovo studio parte dal NIBIT-MESO-1, primo trial al mondo che ha valutato l’associazione di due anticorpi immunomodulanti nel trattamento del mesotelioma: un anti-CTLA-4, tremelimumab, ed un anti-PD-L1, durvalumb.  Uno studio completamente made in Italy, disegnato e promosso dalla Fondazione NIBIT – Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori, e svolto presso l’Aou Senese in pazienti affetti da mesotelioma pleurico o peritoneale, alla diagnosi o dopo fallimento di una prima linea di chemioterapia. «Lo studio di re-challenge – spiega Maio – è stato disegnato fin dall’inizio per quei pazienti trattati nel trial NIBIT-MESO-1 che presentavano due caratteristiche fondamentali: il raggiungimento di una risposta o stabilità di malattia al trattamento immunoterapico, e successivamente lo sviluppo della resistenza al trattamento con una progressione di malattia. Si tratta di uno studio unico e importante anche considerando che, ad oggi, non vi sono sperimentazioni attive al mondo focalizzate al ritrattamento del mesotelioma, così come in molti altri tipi di tumore, con agenti immunoterapici».

Vantaggio significativo in sopravvivenza «Questo studio – spiega la dottoressa Calabrò, Principal Investigator della sperimentazione – apre prospettive importanti nel panorama terapeutico del mesotelioma, in quanto suggerisce la possibilità di poter utilizzare efficacemente gli stessi agenti terapeutici in pazienti selezionati, ottenendo un ulteriore beneficio clinico. Ricordiamo – prosegue Calabrò – che i dati finali dello studio NIBIT-MESO-1, avevano evidenziato che su 40 pazienti arruolati, 11 avevano ottenuto una risposta clinica e 26 la stabilizzazione della malattia. Quindi, valutate tutte le caratteristiche cliniche e biologiche dei pazienti, ne abbiamo ritrattati con gli stessi agenti immunoterapici 17, che rispondevano ai criteri per accedere al re-challenge e, di questi, ben il 41% ha ottenuto un ulteriore controllo della malattia e un vantaggio significativo in sopravvivenza, con oltre 25 mesi di mediana di sopravvivenza globale, rispetto a meno di 10 mesi nei pazienti che non erano stati ritrattati. Riuscire ad aumentare la sopravvivenza – conclude Calabrò – è un risultato molto importante».