«Siamo al paradosso: mentre si tagliano le spese destinate al personale, si impongono tetti al pagamento degli straordinari e si nicchia sul saldo della produttività, lievitano le spese per l’istituzione di nuovi quadri intermedi e spunta una navetta quotidiana per gli spostamenti dei funzionari tra Arezzo e Siena». La denuncia arriva dal sindacato autonomo degli infermieri Nursind, che già lo scorso agosto aveva alzato la voce contro l’annunciato dimezzamento delle risorse assunte con contratto interinale dall’Asl Toscana Sud Est. «Abbiamo il dovere di fare chiarezza sul balletto di numeri delle ultime settimane – dichiarano Mariarosa Chiasserini e Claudio Cullurà, rispettivamente vicecoordinatore della Toscana e responsabile territoriale dell’area della Toscana Sud Est – circa la reale consistenza delle dotazioni organiche e le falle aperte dopo la decisione unilaterale dell’Azienda di tagliare circa la metà del personale in somministrazione in servizio al 31 agosto 2019. Si tratta solo dell’ultimo atto operato su una dotazione organica di cui da anni denunciamo l’inadeguatezza. Una lacuna – sottolineano dal Nursind – ammessa dai vertici della stessa Azienda. Solo a marzo 2019, infatti, l’Asl Toscana Sud Est dichiarava la carenza di 230 infermieri».
80 posti vacanti «Secondo i dati forniti la scorsa settimana – proseguono – l’Azienda avrebbe oggi 150 dipendenti in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Stando così le cose ci sarebbero ancora 80 posti vacanti. Ciò non spiega comunque come mai nel frattempo siano state assunte altre 193 persone con contratto interinale. Contratti che adesso finiscono sotto la scure del contenimento delle spese. Già perché è sempre la stessa Asl Toscana Sud Est ad ammettere che le risorse stanziate per un triennio destinate agli interinali, pari a 1,5 milioni di euro, sono state esaurite in meno di un anno. E’ chiaro che il costo di un operatore fornito da un’agenzia esterna è maggiore rispetto a quello di un lavoratore stabile – sottolineano Chiasserini e Cullurà – eppure nel frattempo le assunzioni procedono a rilento, il nuovo concorso è ancora in fieri e la mobilità interaziendale è ferma: devono ancora essere effettuati 600 colloqui, senza contare i successivi adempimenti burocratici dovuti al nulla osta richiesto alle aziende cedenti, non sempre ben disposte a vedere i propri dipendenti allontanarsi. L’operazione del 31 agosto, quindi, ha come unico obiettivo il risparmio. Non si spiegherebbe altrimenti il taglio delle dotazioni organiche nel momento in cui le ore di straordinario – e il relativo costo – lievitano di anno in anno, passando dalle 94mila del 2017, pari a 1,5 milioni di euro circa, alle 126mila del 2018, per un costo di oltre 2 milioni di euro. Il dato tendenziale del 2019 parla di 108mila ore e un costo poco inferiore ai 2 milioni, ma si tratta di un tetto imposto dall’Azienda stessa. Come a dire: i dipendenti rischiano di operare in regime di straordinario senza neanche vedersi corrisposto quanto dovuto. D’altronde non si tratta di una novità: alle ore di straordinario ‘ufficiale’ andrebbero aggiunte quelle durante le quali il dipendente rimane in servizio a vario titolo senza avere la possibilità di dichiararlo. Non solo: i lavoratori dell’Asl Toscana Sud Est stanno ancora aspettando il saldo della produttività 2018, mentre non si sa nemmeno se quanto pagato rispetto al 2017 corrisponda al 100%, in quanto l’Azienda non ha mai fornito i dettagli. A ciò si aggiunga che le Fasce retributive sono ferme da anni, nonostante un impegno aziendale preso a dicembre 2018 per cominciare un percorso di revisione. La riduzione del personale – proseguono i rappresentanti Nursind – si traduce nella sottrazione improvvisa di risorse: laddove c’erano tre infermieri se ne trovano solo due, anche in situazioni delicate. E’ il caso del Pronto Soccorso di San Sepolcro, ma anche di quello di Arezzo, dove abbiamo notizie di 5 infermieri e 2 operatori sociosanitari in meno».
«L’Asl gioca a nascondino» «In tutto ciò l’Azienda continua a negare i problemi, dichiarando che il saldo ore e ferie è stabile, quando il dato medio non rispetta gli standard, soprattutto nei settori di emergenza urgenza, nelle medicine e nei reparti di degenza. Per il servizio 118, invece, l’Asl è stata costretta a pagare gli operatori con progetti ad hoc, sforando di 83mila euro il budget previsto. In tutti questi settori non si sostituiscono le lunghe malattie e assenze a vario titolo, cosicché il carico di lavoro viene ridistribuito tra il personale in servizio, contribuendo a un circolo vizioso. Non a caso il Direttore amministrativo nel corso dell’ultima delegazione trattante ha ventilato l’ipotesi di esternalizzare alcuni servizi per mancanza di risorse. Eppure l’Asl continua a giocare a nascondino, rifiutando un reale confronto con il sindacato. Siamo al paradosso: l’unione delle vecchie Asl avrebbe dovuto portare a risparmi, anche di tipo gestionale, invece abbiamo assistito negli anni alla proliferazione di incarichi gestionali, ossia dei cosiddetti quadri intermedi», attaccano Chiasserini e Cullurà. «Siamo stufi di essere presi in giro: chiediamo un confronto urgente con la Regione in tema e siamo pronti a ricorrere a tutti gli strumenti in nostro potere qualora non si avviasse un percorso serio», concludono.