Favorire la formazione e l’inserimento lavorativo dei detenuti di Pianosa e della Gorgona dove sono localizzate due delle cinque colonie agricole penali presenti in Italia, affinché una volta usciti dal carcere possano avere più possibilità di integrarsi nella società. E’ questo l’obiettivo di un progetto del Ministero di Grazia e Giustizia di cui è stata individuata come beneficiaria anche la Regione Toscana insieme a Puglia, Abruzzo e Sardegna. Il progetto, a cui la giunta regionale ha aderito nella sua ultima seduta su proposta dell’assessore all’istruzione, formazione e lavoro Cristina Grieco, vede la Toscana poter disporre di ha un budget complessivo di 1.300.000 euro, risorse che provengono dal Programma Operativo Nazionale (PON) Inclusione.

Sistema integrato In particolare il progetto della Regione Toscana intende creare un sistema integrato ed innovativo nel quale i detenuti possano imparare un mestiere ma che contestualmente promuova lo sviluppo di attività economiche, come produzioni agricole, compatibili a quei territori e tese alla tutela del loro habitat. Il progetto avvierà quindi un’azione di potenziamento delle competenze dei detenuti attraverso attività formativa in aula e sul campo e attraverso una serie di azioni pilota che prevederanno l’inserimento lavorativo in aziende del settore agricolo – grazie alla creazione e all’animazione di una rete territoriale finalizzata all’inserimento lavorativo e sociale – e il supporto a percorsi di autoimprenditorialità. Verranno così trasmesse al detenuto le competenze che gli permettano di acquisire le professionalità necessarie a garantire continuità lavorativa al momento del ritorno in libertà.

L’assessore Grieco: «Il lavoro è uno strumento fondamentale per la tutela della dignità» «E’ importante – ha sottolineato l’assessore Grieco – che ai detenuti venga offerta, già negli istituti penitenziari, la possibilità di professionalizzarsi, imparare un mestiere e potersi creare un’opportunità di reinserimento lavorativo e sociale. Il lavoro è uno strumento fondamentale per la tutela della dignità umana e di “reinserimento sociale” e si inserisce nel concetto più ampio di funzione rieducativa della pena». Recenti studi dimostrano infatti in modo inequivocabile che il tasso di recidiva dei soggetti che hanno avuto opportunità di svolgere attività formative e lavorative durante il periodo di esecuzione della pena, è molto inferiore rispetto agli altri: ciò è determinato, prevalentemente, dal reinserimento nel tessuto produttivo conseguente all’acquisizione di professionalità richieste dal mercato del lavoro.