Foto pagina Fb Arpat

Dal 1 gennaio 2019 ad al 26 luglio si sono registrati 28 cetacei spiaggiati lungo le coste toscane. Il trend è ancora da considerarsi «normale». A dirlo in una nota è l’Arpat, Agenzia Regionale per la protezione ambientale della Toscana.

Specie più colpita la stenella striata In Toscana, grazie all’Osservatorio Toscano per la Biodiversità, ogni spiaggiamento non sfugge più alla rete coordinata dalla Regione con Arpat, la direzione marittima, l’Università di Siena, e gli oltre 60 partner. Il mare toscano fa parte del Santuario Pelagos per la protezione dei mammiferi marini. La specie più colpita è la stenella striata, seguita dal tursiope. Per il 2019, specifica l’Arpat, si elencano in totale 13 tursiopi, 12 stenelle, un capodoglio e due non identificabili a causa dell’avanzato stato di decomposizione. «Bisogna anche sottolineare che molte carcasse hanno galleggiato a lungo in mare aperto, per poi spiaggiarsi. La lunga serie storica di dati riguardanti la nostra regione (a partire dal 1986) – precisa l’Arpat -, ci indica che ogni anno in Toscana si spiaggiano mediamente 18 individui, di cui circa il 20% in buone condizioni, ed utili quindi al fine di essere esaminati nel dettaglio grazie al lavoro dei veterinari dell’Istituto Zooprofilattico di Lazio e Toscana (Izslt), sezione di Pisa, che forniscono una relazione sanitaria annuale sulle probabili cause di morte pubblicata sul sito regionale e su quello di Arpat».

In un mese 11 spiaggiamenti In questo ultimo mese (26 giugno-26 luglio) gli spiaggiamenti in Toscana sono stati 11, rappresentati quasi esclusivamente dal tursiope (9). Un’unica specie rappresentata ed il fatto che il numero è piuttosto elevato (anche se non in senso assoluto ma perché concentrati in relativamente pochi giorni), «fa notizia e desta un po’ di preoccupazione – sottolinea Arpat – . Un’altra particolarità è rappresentata dal fatto che i delfini recuperati erano piuttosto freschi, morti da poche ore ed in alcuni casi (3 su 8) sono stati avvistati in grandi difficoltà, ma ancora vivi, subito prima del decesso, in acque molto basse o addirittura già fermi sulla battigia. L’intervento degli uomini della capitaneria, o di alcune persone presenti sulla spiaggia, aveva allontanato i delfini temporaneamente portandoli in acque un po’ più profonde ma senza successo».