Se il 2018 è stato un anno di bassa crescita per la nostra Regione (+0,7%), le previsioni per il 2019 (+0,2%) e il 2020 (+0,6%) confermano il rallentamento dell’economia toscana: lo dice il Focus Ires (Istituto ricerche economiche e sociali) sull’economia toscana presentato stamani presso la sede di Cgil Toscana a Firenze. Sempre restando ai dati di previsione, le unità di lavoro sono previste in calo in tutti settori tranne che nelle costruzioni. Si prevedono in calo anche nei servizi, settore che negli anni passati aveva fatto da cassa di compensazione per gli altri.

“Sull’economia toscana si conferma un rallentamento del 2018 sul 2017 e anche in prospettiva, – dice Claudio Guggiari della segreteria di Cgil Toscana – molto dipende da dinamiche nazionali e internazionali, ma anche in Toscana abbiamo il dovere di provare a fare di più e meglio. Intanto bisogna continuare ad agire sulle infrastrutture materiali e digitali, rilanciare gli investimenti pubblici e privati, scommettere sulla formazione e su un turismo più diffuso e sostenibile, spingere per una maggiore dotazione strutturale delle nostre imprese anche attraverso un credito più accessibile, migliorare le condizioni di chi lavora. E, su quest’ultimo punto, ci auguriamo di arrivare con le nostre controparti a degli avanzamenti contrattuali di sostanza e non a dover contrastare chi vuole fare ribassi sui costi del lavoro. Queste sono solo alcune delle nostre proposte, sappiamo che per ricreare le condizioni per una ripresa servono tanti ingredienti e un lavoro di squadra con gli attori istituzionali, sociali ed economici della Toscana”.

Per quanto riguarda la “fotografia” di Ires Toscana, a “scattarla” è il presidente Gianfranco Francese: “Il quadro economico congiunturale che emerge per la Toscana è in assoluta continuità con gli scenari alquanto critici che avevamo registrato e, in buona parte, preannunciato in tutto il corso del 2018. Un quadro, purtroppo, di costante rallentamento dell’economia toscana fatto di revisioni al ribasso dei tassi di crescita del prodotto interno lordo che è tornato sensibilmente al di sotto del già non esaltante 1% registrato alla fine del 2017. Una situazione ai confini di una spirale recessiva che pare tutt’altro che scongiurata ancora nel 2019 anche per effetto delle tendenze recessive nazionali. Questa continua stagnazione economica alimenta ed accentua, infatti, quegli elementi di incertezza che minano il faticoso tentativo di ripartenza e risalita dell’economia regionale che abbiamo registrato in tutti i trimestri degli ultimi anni. Come in un, tutt’altro che divertente, “gioco dell’oca” il 2019 sembra riportare la Toscana al punto di partenza con una crescita prevista del prodotto interno lordo allo 0,2%”.

“E’ corretto precisare – ha aggiunto – che questo deterioramento delle performance regionali avviene in un contesto nazionale recessivo e in un contesto internazionale ancora fortemente segnato dalle controversie commerciali tra Usa e Cina che sembrano, in questa fase, agire sia da causa che da effetto del rallentamento del ciclo economico globale. Il perdurare di queste turbolenze, infatti, ha conseguenze sia sulla domanda che sul commercio internazionale colpendo in primo luogo paesi e regioni come l’Italia e come la Toscana con una forte vocazione all’export.

In merito a esportazioni e investimenti, pur sostenendo la tenuta dell’economia toscana, si registrano saldi negativi nel 2018 rispetto al 2017: gli investimenti passano da +5,4% a +2,8% (-2,6%), le esportazioni da +2,9% a +2,7% (-0,2%).
Più significativo appare, invece, il saldo significativo nei consumi delle famiglie che cede l’1,3% passando da +1,8% a 0,5%. Una tendenza alla cautela nei consumi confermata anche per il 2019 e alimentata dai forti elementi di incertezza del contesto come testimonia anche l’ulteriore aumento dei depositi bancari. Si prevede, inoltre, nel 2019 una più marcata diminuzione degli investimenti che dovrebbero attestarsi ad un -1,7% e dove colpisce la dinamica poco virtuosa di un sistema bancario in grado di aumentare la raccolta di risparmi dai cittadini ma, tendenzialmente, incapace di favorire una ripresa degli impieghi per investimenti.

“In questo quadro – dice ancora Francese – non tragga in inganno il dato, che registriamo positivamente, delle assunzioni a tempo indeterminato che fa registrare, a fine 2018, un +6,9% rispetto al -11,2% dell’anno precedente, ma in un quadro di stock che registra 60.000 posizioni lavorative aggiuntive in meno rispetto all’anno precedente e in cui cala il lavoro a termine come effetto delle restrizioni nell’utilizzo introdotte dal Decreto Dignità. Un 2019 in cui si prevede un calo generalizzato delle unità di lavoro in tutti i settori produttivi, tranne le costruzioni, e per la prima volta anche nei servizi che negli anni della crisi hanno rappresentato la valvola di compensazione dei posti di lavoro persi negli altri comparti. In conclusione, un’economia toscana stagnante che risente fortemente del contesto nazionale ed internazionale ma che richiede decise politiche orientate allo sviluppo di livello regionale”.