Gli annunci fatti da alcuni sindaci in merito alla loro intenzione di non applicare le norme contenute nel cosiddetto “Decreto Salvini” in tema di immigrazione hanno aperto un dibattito circa la legittimità di tale “disobbedienza civile”.

Da più parti si sono richiamati i primi cittadini ai loro doveri istituzionali, sulla scorta del principio che “le leggi si rispettano sempre e comunque a prescindere dal loro contenuto”.

Una tesi questa che di per sé ha un senso piuttosto limitato.

Basta infatti sottoporla ad un pur minimo “stress test” di natura filosofica e subito mostra la sua debolezza.

Molti dei peggiori abominii nella Storia sono stati infatti compiuti attraverso leggi dello Stato, e non credo che sia sostenibile la conclusione che coloro i quali, in nome di valori universali, si sono ribellati a quelle leggi, pagandone le conseguenze anche in termini di libertà personale, siano eticamente da condannare per il solo fatto di aver violato una legge vigente.

Bisogna perciò distinguere i piani.

Sul piano giuridico è chiaro che la tesi sia inconfutabile: l’ordinamento giuridico si fonda sul principio che le leggi vanno rispettate e che chi non lo fa venga perseguito.

Come appunto perseguiti penalmente sarebbero i sindaci disobbedienti nel momento in cui traducessero in atti le loro dichiarazioni di intenti.

Giuridicamente alla trasgressione deve seguire la sanzione.

Foto di Susanna Danisi

L’ordine sociale è salvaguardato anche dalla possibilità attribuita allo Stato di usare la forza per garantire il rispetto delle sue leggi, ed è questo un principio cardine di ogni ordinamento giuridico.

Ma se ci spostiamo dal piano giuridico a quello etico, sostenere che “le leggi si rispettano sempre e comunque” è principio inaccettabile. Non è accettabile infatti l’affermazione in forma assoluta della morale del rispetto delle leggi a prescindere dal loro contenuto.

Le leggi non hanno un valore intrinseco, bensí brillano delle luce riflessa del valore sociale che si propongono di salvaguardare. Hanno lo scopo di tradurre in una norma di comportamento generale un valore condiviso.

Contro una legge che viola i diritti fondamentali dell’essere umano può dunque prevalere l’etica della disobbedienza in quanto si tratta di una legge ingiusta, ed il fatto che essa sia vigente ed approvata secondo procedure previste da una Costituzione, non ne cambia la sostanza.

Il valore morale del rispetto della legge non può prevalere sempre e comunque su qualsiasi altro principio morale; ce ne sono alcuni che vengono ancor prima della legge.

La stessa nostra Costituzione ad esempio dichiara di “riconoscere” i diritti inviolabili dell’uomo, non di determinarli.  Ne riconosce la loro preesistenza e li fa propri, a dimostrazione del fatto che ci sono valori anteriori ad ogni istituzione politica e ad ogni potere politico.

Ciò rappresenta il contrario di quella concezione della legge quale perimetro esclusivo di ogni obbligo politico e morale, dalla quale deriva l’idea della prevalenza del rispetto della legge sopra ogni altro principio.

È in base a questo ragionamento che se al tempo delle leggi razziali fasciste un funzionario dello Stato fosse venuto meno ai suoi obblighi giuridici disapplicando quelle ignobili norme, oggi noi non lo considereremmo un delinquente ma un eroe.

Come eroi consideriamo tutti coloro che nel nostro Paese hanno rischiato o dato la vita per salvare ebrei, violando coscientemente leggi dello Stato italiano.

Per questo motivo un’argomentazione che recitasse oggi: “siccome i Sindaci rappresentano le istituzioni, nonostante questa legge violi i diritti dell’uomo, è giusto in ogni caso che essi la applichino” non sarebbe eticamente condivisibile.

Ovviamente per poter parlare poi di “disobbedienza civile” in termini politici (cosa diversa dal singolo cittadino che si adopera in segreto per salvare ebrei dalla persecuzione) non può che esserci una dichiarazione pubblica e pubblicizzata, come d’altronde sta avvenendo con i sindaci disobbedienti al Decreto Salvini, proprio in ragione della sua natura di atto politico che si pone l’obiettivo di mostrare all’opinione pubblica l’ingiustizia di una legge e di spingere Governo e Parlamento a modificarla.

Altra cosa rispetto a quanto detto fin qui è la valutazione specifica e puntuale sul fatto se il Decreto Salvini, oltre a contenere norme dannose e discriminanti e forse con profili incostituzionali, legittimando conseguentemente il ricorso alla Corte Costituzionale, violi anche diritti fondamentali dell’uomo così da giustificare un atto di disobbedienza civile così implicante quale il disattendere la legge da parte di un sindaco.

Tale valutazione appartiene al campo delle valutazioni individuali sia sotto il profilo etico che politico, ed è questione da affrontare con prudenza, rigore, responsabilità e senso dello Stato, perché la disobbedienza civile da parte di un rappresentante delle istituzioni è cosa molto seria, è una scelta che deve concettualmente muoversi su di un livello politico molto più alto rispetto a quello della semplice contrapposizione partitica, trattandosi di azione che indubbiamente apre problemi di compatibilità con il normale svolgimento della vita democratica e che può comportare conseguenze personali molto gravi sotto il profilo penale.

Ma resta il fatto che ai quei sindaci che oggi dichiarano la loro volontà di ricorrere alla pratica della disobbedienza civile, assumendosene in pieno la responsabilità di fronte alle proprie coscienze e all’ordinamento giuridico, non può essere filosoficamente opposto il principio del dovere del rispetto della legge in termini assoluti e inderogabili.

Pensiamo al caso in cui il capitano di una nave con migranti a bordo, di fronte all’evenienza che quegli uomini e quelle donne si trovassero in imminente pericolo di vita decidesse di contravvenire alle leggi che gli impongono di non approdare nei porti italiani e forzasse il blocco salvando quei poveracci: in quel caso noi saremmo pronti a condannarlo eticamente in nome del fatto che le leggi vanno sempre rispettate? Il rispetto della legge verrebbe, nelle nostre coscienze, prima della vita di persone innocenti?