Storia già sentita quella relativa all’esito del referendum sulle fusioni, in questo caso quella tra i Comuni casentinesi di Bibbiena e Ortignano Raggiolo. Infatti, se a Bibbiena hanno vinto i sì con il 56,11% dei voti (contro il 43,88% dei no) a Ortignano Raggiolo hanno invece vinto i no con il 59,53% dei voti (contro il 40,47% dei sì). Significativo anche il risultato dell’affluenza alle urne: nel Comune più grande del Casentino l’affluenza alle urne si è fermata al 35,44% degli aventi diritto, mentre a Ortignano Raggiolo è stata molto più alta, anche rispetto ai votanti dello stesso Comune nel 2017, attestandosi al 62,72%.

La storia si ripete, come nel 2017 quando, il 29 e 30 ottobre, gli abitanti di Chiusi della Verna si erano schierati nettamente contro al nuovo Comune “Casentino-La Verna”, con oltre il 64% dei voti a favore dell’autonomia amministrativa. L’esito del referendum era però stato positivo per Ortignano-Raggiolo e Bibbiena che si erano dichiarati a favore con percentuali molto alte (rispettivamente il 61,50% e il 55,07%). «Questo risultato eclatante fa sì che non vi siano più i presupposti per continuare ad amministrare il Comune, sebbene sia solo a metà mandato. Dal 21esimo giorno dopo il Consiglio il Comune (convocato per oggi ndr) sarà commissariato.» – ha detto il sindaco di Ortignano Raggiolo Fiorenzo Pistolesi – annunciando le sue dimissioni.

«Non abbiamo esultato ma abbiamo pianto, perché per noi questo risultato era di vitale importanza, altrimenti il nostro Comune sarebbe scomparso – ha commentato il risultato delle urne il portavoce del no per il Comune di Ortignano Raggiolo, Emanuele Ceccherini – La nostra preoccupazione era infatti di mantenere il nostro spazio democratico, il nostro Sindaco per sedere ai tavoli importanti. Gli altri promettevano soldi, però poi anche se fossero arrivati avrebbero deciso altri dove spenderli. Finalmente la gente ha votato decidendo con la propria testa». Sulla situazione del Comitato per il no aggiunge «Avevamo tutti contro eccetto due consiglieri di maggioranza che avevano votato contro in Consiglio comunale, tanto che Andrea Giovannuzzi è stato tra i fondatori del nostro comitato».

Chi invece le dimissioni non le ha prese in considerazione è il Sindaco di Bibbiena Daniele Bernardini: «Rispettiamo la volontà dei cittadini di Ortignano Raggiolo – ha detto – anche se riteniamo che si tratti di un’occasione persa, sia perché il nuovo Comune avrebbe attratto risorse importanti per il nostro territorio, pari a 20milioni e 700mila euro, sia perché si sarebbe compiuto un passo avanti per un’unificazione più grande del Casentino. Come successo in altri referendum, nei Comuni piccoli prevale l’aspetto campanilistico e la paura di essere sopraffatti dal Comune più grande. Siamo comunque soddisfatti che i bibbienesi abbiano risposto positivamente, senza avere paura dei cambiamenti, nel complesso il sì ha infatti vinto sia nel capoluogo che nelle frazioni». Riguardo alle dimissioni del Sindaco Pistolesi aggiunge «sono dispiaciuto, perché è stato un compagno di viaggio, in questa avventura, serio e preparato, con lui ho sempre avuto un ottimo rapporto, è una persona per bene e in gamba. Capisco però la sua scelta, visto il clima con cui si troverebbe ad operare, anche in sede di Unione dei Comuni».

Infine il portavoce del no per il Comune di Bibbiena, Mauro Fognani «sono moderatamente soddisfatto per il risultato di Bibbiena, che ha visto prevalere il no in diverse sezioni elettorali, mentre per il risultato di Ortignano Raggiolo non possiamo che festeggiare». Riguardo alle motivazioni che hanno spinto il Comitato a difendere le ragioni del no spiega «innanzitutto, per far saltare la manovra principale che sottintendeva alla fusione, ossia il terzo mandato da Sindaco di Bernardini, a 6 mesi dalla chiusura del suo mandato. Poi perché il referendum era stato indetto senza seguire l’iter normativo che prevede una fusione tra Comuni omogenei, con la realizzazione di studi di fattibilità e il coinvolgimento della popolazione». Infine, riguardo alle risorse perse spiega: «I contributi sono rivedibili di anno in anno, quindi non si trattava di risorse sicure, visto il sempre maggior numero di consensi che stanno acquistando partiti come la Lega che si oppongono all’attuale compagine amministrativa della Regione Toscana».