“Noi uomini siamo poveri schiavi dei pregiudizi”. Scriveva Garcia Marquez ne ‘L’amore ai tempi del colera’. Ne è passato di tempo da quando Dabo vergò in pagina queste parole, il loro significato permane oggi più amaro nell’amore ai tempi dei social. Al punto che quell’incauta predisposizione all’apparenza muove i passi nell’immagine ma rischia di scivolare nelle parole. E’ forse quanto successo al vicepremier Matteo Salvini nel dialogo social con la ex Elisa Isoardi.
All’addio strappacuore e strappalike della conduttrice, Salvini ha risposto con la stessa arma: un bel post su instagram. Una bella immagine a braccia aperte quasi a voler accogliere la tanta solidarietà dei followers e una frase finale che quasi addolcisce il prototipo da duro: “Buona vita. Vi voglio bene amici”. Fin qui niente di male. Anzi. Rispetto per il dolore per la parola fine ad una storia d’amore. Meno rispetto, ma questa è una valutazione del tutto personale, per la necessità di dirlo ai followers. Che, s’intenda bene, sono ben diversi dagli amici.
Ma veniamo alla scivolata. Il leader della Lega comincia il post così: “Impegnativa giornata di lavoro in Africa sul fronte immigrazione e sicurezza, ma il telefono dall’Italia mi squilla per altro…”. Ora, non sono certo un influencer, ma da semplice follower (non amico) mi viene naturale legare quell’immagine a quelle parole, quelle braccia allargate ad un attimo di sacrosanta umanità durante una dura giornata di fine amore e di lavoro sui temi più cari al vicepremier. Perlopiù lontano da casa e dalla ex migliaia di chilometri: in Africa. In Africa? Ma io quegli olivi sullo sfondo li conosco. Quelle colline e quel podere mi ricordano vagamente qualcosa di già visto. Eh già, proprio così. E’ Suvignano, a Monteroni d’Arbia nelle campagne senesi, dove sorge una tenuta confiscata alla mafia. Quelle braccia larghe in camicia blu. Quell’immagine prima di un selfie con l’asino e di un bagno in piscina. Ora ricordo. Era il 3 luglio 2018. Salvini in visita all’azienda strappata alla criminalità.
Che scivolata nell’amore ai tempi dei social. Voglio escludere qualsiasi tipo di allusione che lega Africa a campagna senese o peggio ancora i temi dell’immigrazione e della sicurezza a quelli dell’antimafia. Ma “noi uomini siamo poveri schiavi dei pregiudizi”. Specie chi sul pregiudizio ha costruito una buona fetta di consenso.
“Forse, non solo per farla capitolare ma altresì per scongiurarne i pericoli, sarebbe bastato un sentimento tanto primitivo e semplice, come l’amore, ma quella fu l’unica cosa che non venne mai in mente a nessuno”. Così narrava Garcia Marquez di Remedios la bella. Erano altri tempi e altre parole. Erano Cent’anni di solitudine, l’amore era al tempo del colera…e non dei social.