«Torniamo all’elezione diretta delle Province» è il grido di 14 sindaci della provincia di Siena che affidano ad una lettera aperta le loro richieste. «La crisi economica ha innescato nel nostro Paese quasi un decennio di riforme delle autonomie locali confuse e punitive – scrivono i sindaci -: confuse perché si è agito in maniera affrettata e approssimativa, muovendosi più sulla base di presunte emergenze istituzionali che non in ragione di un disegno organico e coerente. Punitive perché nella confusione tra “costi della politica” e “costi della democrazia” si è spesso finito per colpire gli enti locali, rischiando di impedire lo svolgimento delle loro funzioni. Per questo motivo oggi abbiamo l’onere di un nuovo programma di riforme delle autonomie che non può che andare in direzione opposta rispetto a quelle realizzate negli ultimi anni. Le spinte all’accentramento istituzionale sono scaturite da politiche di austerity che hanno spesso sovrapposto, indebitamente, la necessità di gestire con rigore la finanza pubblica e di revisionare la spesa, con la volontà di cancellare istituzioni e di limitare, di conseguenza, la partecipazione dei cittadini alla gestione della cosa pubblica».
«Occorre superare la legge Delrio» «C’è oggi il bisogno di entrare in una fase nuova – spiegano i primi cittadini -, nella quale ripristinare ciò che è stato erroneamente smantellato e rilanciare il ruolo delle autonomie quale presidio democratico sui territori, nonché articolazione fondamentale dell’apparato politico-amministrativo della nostra Repubblica. Ricollocarsi nel solco di quel percorso di decentramento amministrativo che è iscritto nella nostra Carta Costituzionale, e che trova la sua ragione fondante nelle stesse peculiarità geografiche, sociali ed economiche del Paese. Riconoscere il superamento, nei fatti, della legge 54/2014, cosiddetta “legge Delrio”, è il primo e indispensabile passo da compiere, non fosse altro perché la legge, nel suo riferimento interno ad una riforma costituzionale della quale essa stessa si definisce propedeutica, sancisce per autodefinizione la propria fine storica. Occorre superare la legge Delrio, soprattutto in tema di riforme delle province, con lo scopo di rilanciare il ruolo dei comuni quale centro di prima erogazione dei servizi essenziali ai cittadini, e quale più immediato strumento di rappresentanza democratica. I piccoli comuni, per dispiegare compiutamente la loro funzione, hanno infatti bisogno di province efficienti, che acquisiscano di nuovo a pieno titolo il loro ruolo di indirizzo e coordinamento sovracomunale su territori omogenei. Abbiamo assistito in questi anni allo sforzo dei Sindaci per far funzionare un ente provinciale svuotato di risorse e con una inadeguata strutturazione degli organismi di indirizzo politico».
«Ripristinare un solido e coerente sistema di competenze» «Il passaggio obbligato, adesso, per consentire alle province di tornare ad occupare una posizione baricentrica all’interno del sistema istituzionale locale – si legge nella lettera – sta nel ripristinare un solido, consistente e coerente sistema di competenze attribuito con legge nazionale, che nel suo insieme garantisca alle Amministrazioni provinciali la possibilità di intervenire incisivamente nella costruzione e nella realizzazione delle politiche territoriali. Un sistema di competenze che deve essere sostenuto e alimentato da adeguate risorse finanziarie, sia di derivazione statale che reperite localmente. Competenze e risorse finanziarie che devono essere gestite da un ente di primo livello, i cui rappresentanti possano rispondere del loro operato direttamente di fronte ai cittadini che li hanno eletti, nella loro qualità esclusiva di amministratori provinciali. L’elezione diretta a suffragio universale del Presidente e del Consiglio Provinciale, da ripristinare cosi come era prevista dal Testo Unico degli Enti Locali prima della riforma Delrio, è l’indispensabile cemento democratico della ricostruzione di quel nuovo ente Provincia che noi auspichiamo possa nascere da un’assunzione di responsabilità politica che si traduca in una lungimirante presa di coscienza istituzionale».
I firmatari A sottoscrivere la lettera Marcello Bonechi, sindaco di Castellina in Chianti, Fabrizio Nepi, sindaco di Castelnuovo Berardenga, Claudio Galletti, sindaco di Castiglione d’Orcia, Eva Barbanera, sindaco di Cetona, Andrea Marchetti, sindaco di Chianciano Terme, Luciana Bartaletti, sindaco di Chiusdino, Raffaella Senesi, sindaco di Monteriggioni, Maurizio Colozza, sindaco di Monticiano, Fabrizio Fè, sindaco di Pienza, Francesco Fabbrizzi, sindaco di Radicofani, Emiliano Bravi, sindaco di Radicondoli, Paolo Morelli, sindaco di San Casciano dei Bagni, Giacomo Bassi, sindaco di San Gimignano, Roberto Machetti, sindaco di Trequanda.