Non solo tartarughe, uccelli marini e pesci: anche le meduse ingeriscono i frammenti di plastica che trovano in sospensione nell’acqua, identificandoli probabilmente come prede. E’ quanto scoperto da due ricercatrici del dipartimento di Scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’Università di Siena, con colleghi dell’Università della Tuscia. Un’ampia collaborazione internazionale per la prima volta ha evidenziato la presenza di rifiuti plastici nelle meduse, in uno studio recentemente pubblicato su Nature Scientific Reports – “Episodic records of jellyfish ingestion of plastic items reveal a novel pathway for trophic transference of marine litter”.

La ricercatrice Elisa Bergami

Il target inaspettato Lo studio, coordinato da Elisa Bergami, giovane ricercatrice dell’Università di Siena, e da Armando Macali dell’Università della Tuscia, in collaborazione con Alexander Semenov dell’Università Lomonosov di Mosca e con il contributo di Ilaria Corsi, sempre dell’ateneo senese, dimostra in particolare che le meduse costituiscono un target “inaspettato” della plastica in mare. Molti animali marini sono minacciati dalla presenza di macro e microplastiche, come dimostrano  importanti studi svolti all’Università di Siena da altri ricercatori dello stesso dipartimento. Ora, la conferma della contaminazione delle meduse a causa di macroplastiche, frammenti della grandezza superiore a un centimetro, pone ulteriori preoccupazioni su tutta la catena alimentare marina. Le meduse infatti formano una parte considerevole della dieta dei grandi vertebrati, come tartarughe e pesci, comprese anche specie rilevanti dal punto di vista commerciale, come tonno e pesce spada.

Polietilene e vernice nelle meduse Nonostante la ridotta dimensione del campione considerato, lo studio pone basi importanti per future attività di monitoraggio, e per comprendere i meccanismi di interazione delle plastiche con la fauna marina. La caratterizzazione dei frammenti plastici trovati nel corpo dalle meduse è stata effettuata mediante spettroscopia ATR-FTIR all’Università di Messina e spettroscopia UV-Raman presso Elettra Sincrotrone Trieste dell’Area Science Park. Tecniche di analisi raffinate hanno permesso di individuare con precisione la composizione chimica dei materiali rinvenuti nelle meduse, in particolare costituiti da polietilene ad alta densità e polietilene contenente un ritardante di fiamma, oltre ad un terzo frammento di vernice a base di zinco.