Con “Ovunque proteggi” ha, more solito, chiuso il concerto ma al pubblico di San Gimignano nella splendida (e accaldata) piazza Duomo, Vinicio Capossela ha voluto regalare anche una versione intimista e se possibile ancora più straziante di “Estate” di Bruno Martino, una delle canzoni italiane più suonate al mondo. L’aveva registrata nel 1998 in “Liveinvolvo” ma «questa volta – ha detto – ho un motivo tutto personale per cantarla». E, pur dimenticando l’ultima strofa, ha ricevuto gli applausi finali di un pubblico che ha seguito il concerto con grande partecipazione ed emozione.

Quella di ieri, infatti, era l’ultima data della tournè sinfonica del cantautore insieme all’Orchestra Toscanini del Teatro Massimo di Palermo diretta dal maestro Stefano Nanni. «Una serie di concerti che – ha spiegato Capossela – abbiamo voluto fare così, per bellezza. Non ci sono dischi da promuovere o registrare, abbiamo deciso di suonare insieme solo per la maraviglia». E in effetti meraviglia per le orecchie è stato riascoltare brani vecchi con il vestito nuovo che il maestro Nanni ha saputo cucire addosso alle canzoni a manovella del nostro. Particolarmente riuscite, per chi scrive, le nuove versioni di “SS. dei naufragati”, “Le sirene”, “Nella pioggia”.

Dopo una prima parte in cui Capossela si è divertito a mischiare le carte dei suoi brani più vecchi, il cuore del concerto è stato dedicato ai racconti del mare e in questi tempi di cronaca e politica sui migranti ha strappato applausi il finale di “Nostos” dedicato al viaggio di Ulisse oltre le colonne d’Ercole, con la citazione delle terzine di Dante sul naufragio. «Penso che chiunque oggi attraversi il Mediterraneo sia un Ulisse», ha detto.

Nel finale, dopo l’intermezzo orchestrale dalla Cavalleria rusticana di Mascagni, spazio a “Nutless”, “Nella pioggia”, “Con una rosa”. Ultimo brano in scaletta una straordinaria “Camminante”, vestita al ritmo di bolero, con Capossela alla chitarra, «perchè il pianoforte è strumento domestico mentre la chitarra è adatta a chi si mette in viaggio». “Come quando gli uccelli se ne migrano lasciando il loro nido”.

Poi, tutti in piedi e sotto il palco per il finale travolgente de “L’uomo vivo” e ci si dimentica perfino che sul palco ci sia un’orchestra di professori di classica e non una banda di paese. Magia della musica e miracoli delle serate speciali. Peccato che non potremo riascoltare le stesse note su disco. Chissà …

La scaletta
Il grande Leviatano
Una giornata senza pretese
Modì
Zampanò
Marajà
Bardamù
Pryntyl
Le Pleiadi
Nostos
SS. dei naufragati
Le sirene
Intermezzo de La Cavalleria Rusticana
Dove siamo rimasti a terra Nutless
Nella pioggia
Con una rosa
Camminante
L’uomo vivo