Siena Doc al primo turno ha preso 452 voti. Non abbastanza per far scattare il seggio nemmeno al candidato sindaco David Chiti, ma se si considera che De Mossi ha vinto per soli 378 voti, la dimensione di questa lista civica cambia. L’analista attento ai numeri e alle dinamiche della politica non può certamente sottovalutare l’importanza del fatto che Siena Doc abbia convintamente sostenuto al ballottaggio Luigi De Mossi. Una scelta che per un moderato quale David Chiti, di estrazione socialista (ala lombardiana), da sempre vicino alle questioni sensibili della comunità senese, potrebbe sembrare essere stata difficile. Invece no, nonostante la leva ideologica che Vigni, Anatrini, ma anche Valentini e Piccini, hanno mosso per dissuaderlo da parteggiare per il candidato di un Centrodestra a trazione “salviniana”, Chiti dopo aver parlato con De Mossi non ha avuto il benché minimo dubbio che solo quest’ultimo avrebbe potuto dare le carte per la partita del vero cambiamento. Una inversione di rotta per i critici della sua scelta. Un atto di coerenza per chi conosce il suo impegno di uomo della strada, da sempre al fianco della gente e dei bisogni reali, vitali per certi aspetti.
Chiti ci dica un po’ come è andata, l’hanno cercata tutti?
Ho parlato con tutti, ma con De Mossi è stato diverso, lui era veramente convinto della necessità del nostro sostegno. Ci ha detto che ci aveva seguiti durante la campagna elettorale, che trovava il nostro programma molto interessante per la sua idea di governo della città. Ha voluto approfondirlo, studiarlo, prima di stringere l’accordo che ci ha portati convintamente a sostenerlo.
I suoi voti potrebbero essere stati determinanti, lei può dire che il suo elettorato ha risposto compatto?
I voti che ho preso al primo turno sono quelli fidelizzati, della gente che segue il lavoro della nostra associazione (Noi Siena). Il mio rammarico è di non aver preso più voti. Probabilmente il nostro messaggio necessitava di più tempo, di far conoscere meglio chi siamo e cosa abbiamo fatto. Però c’è stato anche un aspetto pudico che ci ha portati ad essere un po’ reticenti sulle cose fatte e più propensi a parlare delle idee che avevamo. Non volevamo di strumentalizzare il lavoro dell’associazione.
Insomma, 3.500 firme per la legge sul pronto soccorso pediatrico, che ha visto luce recentemente. Poi 500 per il project financing. Forse sarebbe valsa la pena parlarne di più in campagna elettorale. C’è chi si vanta di molto meno.
Per noi le firme sono lo strumento per sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni di necessità sociale che riguardano tutti. Bisogni trasversali che siamo riusciti in qualche modo a trovare la strada di soddisfare. Abbiamo altri progetti non meno importanti e cercheremo di attuarli. Siamo contenti del risultato ottenuto da Luigi De Mossi, abbiamo valutato la sua sensibilità e siamo convinti di poter fare bene anche con la nuova amministrazione.
Un’amministrazione che sarà a guida centrodestra, salviniana stando alle parole di Valentini che parla di un vento calato anche su Siena. Del resto Salvini è stato ben due volte in città per la campagna elettorale e la Lega ha la maggioranza dei consiglieri.
Io Luigi De Mossi non lo vedo un uomo di destra, ma un civico. Ho parlato a lungo con lui dei nostri progetti e non ho dubbi sull’interesse che porrà alle questioni che poniamo. Questioni che sono sociali ma anche economiche, legate al lavoro, alla necessità per Siena di trovare risorse endogene, immateriali.
In sostanza quali sono i punti di accordo con De Mossi?
Guardi di poltrone non si è parlato, anche se legata alla necessità di promuovere una legge sui centri storici potrebbe tornare utile allo scopo l’istituzione di un assessorato al centro storico. Dico questo perché senza una legge che tuteli i centri storici tutelati dall’Unesco, ben poco si può fare per intervenire. Una legge nazionale quadro sul tema, di cui ci facciamo carico di scrivere insiema al professor Mario Ascheri sarebbe interessante per rilanciare la nostra città. Porto come esempio la necessità di promuovere la possibilità di canoni concordati per esercenti attività d’impresa, per le start up. Molti fondi sono vuoti, le locazioni hanno prezzi inaccessibili per chi pensa di fare attività nel centro storico. Eppure ci sarebbe necessità che tornino gli antichi mestieri che hanno reso straordinaria la nostra città. Poi riteniamo indispensabile che anche Siena abbia un Hospice all’altezza di questo nome. C’è a Grosseto ed ad Arezzo e la nostra città non ce l’ha. E’ uno scandalo. Si parla di persone, famiglie, che hanno bisogni essenziali, si parla di dolore. Allo stesso tempo vorremmo che alle Scotte venissero realizzati ambulatori per la terapia del dolore, che siano punti di riferimento per chi lotta contro il cancro, per la terapia del dolore, che può essere anche integrata, domiciliare. Bisogna lavorare affinché il nostro ospedale sia centrale, perché per le operazioni in elezione non bisogna andare a Grosseto ed Arezzo, ma anche alle Scotte. Infine c’è la bambinopoli, il progetto di cui abbiamo maggiormente parlato in campagna elettorale, una città a misura di famiglie e bambini.
Di tutto questo avete parlato anche con Valentini e con Piccini?
Si con entrambi separatamente, ma non erano interessati, era chiaro che loro davano per scontato che noi avessimo sostenuto il centrosinistra, per mera questione di approccio ideale. Piccini ci ha liquidati con una pacca sulla spalla e nulla più. A noi è stato evidente che non credevano nei nostri progetti, nel lavoro fin qui fatto dalla nostra associazione. Invece Luigi De Mossi ha dimostrato sensibilità e per questo lo abbiamo sostenuto convinti. E ora siamo contenti di avere in Comune un sindaco sensibile al nostro lavoro.
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