Un protocollo d’intesa per definire accesso e attività dei garanti dei detenuti negli istituti penitenziari e un nuovo patto per la riforma delle carceri sono stati sottoscritti a palazzo Bastogi a Firenze, una delle sedi del Consiglio regionale, dal provveditore dell’amministrazione penitenziaria della Toscana, Antonio Fullone, e dal garante regionale dei detenuti, Franco Corleone, con i garanti dei Comuni di Firenze, Livorno, Pisa, San Gimignano, Lucca, Prato e Porto Azzurro. Il nuovo patto per la riforma del carcere in Toscana, rappresenta la terza tappa di un percorso iniziato nel 2013 e proseguita nel dicembre 2016. Si tratta di un accordo su azioni comuni da intraprendere per dar vita a una nuova intesa, riprendere il lavoro in materia di buone pratiche e realizzare un’esperienza pilota nella nostra regione, fare del carcere «un luogo non separato dal territorio e dalla società, un’esperienza capace di valorizzare l’autonomia, le motivazioni e la responsabilità delle persone detenute».

Riforma fatta in casa Questa firma fra i garanti e il provveditore ha un senso chiaro, spiega Franco Corleone: «Veniamo da un periodo in cui si era sperato in una grande riforma del carcere che ora sembra tramontata, però, noi abbiamo già una riforma e un regolamento che possono consentire di fare molte buone pratiche. Vogliamo cambiare molte cose, a partire dalla qualità della vita di ogni giorno dei detenuti: garantire la mensa, il refettorio, la biblioteca utilizzabile come luogo di studio e di lettura, garantire celle con servizi igienici adeguati, una condizione che salvaguardi la dignità. E’ possibile? Crediamo di sì», prosegue Corleone. E ancora: «Chiediamo cose importanti. A Firenze un istituto femminile autonomo e non come sezione del maschile; i lavori del teatro a Volterra; vogliamo che si risolvano le difficoltà a Livorno, a San Gimignano e a Pisa; è necessario rilanciare il polo universitario in Toscana».

Le criticità Nell’anno in corso, si legge infatti nel patto oggi sottoscritto, «dovranno essere conclusi o avviati a conclusione gli interventi di ristrutturazione più urgenti» a cominciare dalla «riapertura del carcere di Arezzo», dalla «ristrutturazione di due sezioni a Livorno», con riapertura del femminile e apertura della cucina per l’alta sicurezza. E ancora «a Pisa la decisione sull’utilizzo del manufatto G1 e rifacimento dei bagni nella sezione femminile, interventi a Sollicciano a cominciare dalla seconda cucina al maschile, lavori al Gozzini per trasformarlo in istituto femminile», così come la citata costruzione del teatro a Volterra. Si definiscono gli interventi e, insieme, i tempi di realizzazione e le verifiche tappa per tappa. I garanti potranno avere accesso ai penitenziari senza alcuna limitazione d’orario e tenere colloqui con i detenuti, avviare procedure nel caso ravvisino violazioni di diritti costituzionalmente previsti per i detenuti. Il provveditorato si impegna, tra l’altro, a fornire informazioni e dati su trasferimenti, composizione e andamento della popolazione detenuta. Sono previste verifiche sugli impegni reciprocamente assunti, almeno una volta l’anno sugli accordi presi e sull’attuazione del patto. Tra gli impegni specifici del Garante regionale, emergono sollecitazioni a sostenere la diffusione e l’utilizzo dello strumento dei rimpatri assistiti, per fare in modo che la norma, al momento di fatto inapplicata, possa avere effetti tangibili. Azioni concrete e impegni che i sottoscrittori ritengono realizzabili. «Mi voglio giocare la mia credibilità – dice Corleone –. Siamo riusciti a chiudere gli Opg in tutta Italia, compreso Montelupo nella nostra regione. Si è trattato di una fatto enorme. Com’è possibile che in Toscana non si riesca a intervenire su cose più facili rispetto alla chiusura del manicomio giudiziario? Metterò tutto il mio impegno in questa sfida, le condizioni ci sono, credo che nel prossimo mese ci sarà la definizione dei nuovi direttori delle carceri, che per tre anni avranno la responsabilità del loro istituto. Occorrono impegno, volontà ed entusiasmo».

Sfida comune Due le principali criticità da affrontare, prosegue il garante regionale: «Quello che colpisce maggiormente nei detenuti sono la lontananza dai parenti e le condizioni di salute ovvero questioni che dobbiamo affrontare anche con un rapporto con la Regione Toscana, perché il servizio sanitario è regionale e la responsabilità non è dell’amministrazione penitenziaria». «La svolta ci può essere, se c’è un concorso di azioni – dichiara il provveditore regionale dell’amministrazione penitenziaria, Antonio Fullone–. Il rinnovo del protocollo è una ulteriore tappa di un lungo percorso, servono risorse, idee e volontà. Restiamo ottimisti ed è un ottimismo della ragione, non della volontà, perché molte cose sono già state in parte fatte». Migliorare le condizioni delle carceri «si può fare, richiede tempo, perché in Toscana abbiamo una situazione frastagliata. L’investimento sulla quotidianità va fatto».