La lettura del punto 26 del contratto di governo fra Movimento 5 Stelle e Lega – dedicato al turismo – non mi ha provocato particolari emozioni.
Si parte con un ritorno al passato: togliere la competenza al Ministero dei Beni Culturali per fare un Dipartimento presso la Presidenza del Consiglio, provvedimento già adottato in passato e senza particolare successo. L’idea è quella di ridare vita, entro qualche anno, ad un vero e proprio Ministero del Turismo, ma anche qui sono costretto a ripetere sempre le stesse cose: per quanto io sia favorevole a separare turismo e cultura – due mondi troppo differenti per affidarli ad un unico ministro – fino a quando la Costituzione italiana affiderà alle Regioni la competenza esclusiva sul turismo, il ministero rischia solo di essere d’intralcio e di calpestare campi non suoi.
C’è la riorganizzazione dell’Enit (agenzia nazionale per il turismo), che pure – con la nuova dirigenza insediata dal 2015 – sta lavorando molto meglio che in passato. Ma indubbiamente ci sono sempre spazi di miglioramento, di crescita e di maggiore efficienza.
Ci sono i soliti buoni propositi in merito ad agevolazioni fiscali, lotta all’abusivisimo, web tax turistica a danno di Booking, Expedia, Airbnb e le altre agenzie di viaggio on line. Ma senza indicazioni concrete di provvedimenti e di percentuali, si tratta soltanto di parole vane e promesse vuote.
E poi c’è l’ipotesi di abolire l’imposta di soggiorno, che venne reintrodotta nel 2011. E qui alzo la mano per chiedere la parola e invitare Luigi Di Maio e Matteo Salvini a non procedere in questo senso. L’imposta di soggiorno si sta rivelando utile per le amministrazioni comunali, e sono sempre di più quelle che hanno anche imparato ad usarla bene (3 esempi che conosco di persona: Bologna, Firenze, Siena), ovvero per spese di accoglienza nei confronti dei turisti. Abolirla adesso, che è diventata parte integrante di tanti bilanci comunali, significherebbe togliere spazio di azione a tanti assessori al turismo.
Ho invece sempre detto – e lo ribadisco oggi alla vigilia della nascita di questo inedito governo – che andrebbero dimezzati gli importi massimi previsti dall’attuale legge. Non più un’imposta di soggiorno fino ad 1 euro a notte a stella a persona (ovvero: 8 euro a notte per una camera matrimoniale in un hotel 4 stelle), ma esattamente la metà.
Il turista è infatti disponibile a pagare 1-2 euro a notte a persona, in modo che non vi sia un’incidenza reale sul costo della camera ed è in fondo anche contento di contribuire alle casse della città che sta visitando.