Alessandro Pinciani è stato assessore ai lavori pubblici della Provincia di Siena, ai tempi in cui questo ente godeva di un bilancio vero e deleghe strategiche per il territorio. Prima, insomma, che il vento dell’antipolitica spazzasse via un ente locale che ha fatto da cardine alla edificazione ed allo sviluppo economico e sociale del nostro Paese. Fino a quando la crisi economica globale non ha portato al governo il bocconiano Mario Monti, il quale per mantenere la promessa di riformare un Paese un po’ sgangherato ha iniziato a tagliare costi, spese correnti e alla fine un ramo amministrativo della politica nazionale. Una intera classe politica è stata spazzata via in nome di una modernità che si fa ancora fatica a intravedere. Negli ultimi tempi in cui Pinciani era assessore provinciale ci fu un ponte il cui quinto pilone cedette e una intera strada quasi finiva nel fiume Orcia. Era dalle parti della Cassia, a Casa al Corto per la precisione, una frazione del comune di Piancastagnaio. Un bel guaio perché si trattava di uno snodo importante per il traffico che così era costretto a deviazioni chilometriche. Pinciani andò in una emittente privata di Chianciano e disse senza mezzi termini che la Provincia non aveva i soldi per sistemare l’accaduto e che doveva essere la Regione a provvedere. Apriti cielo, ci furono polemiche. Non contento si recò ad una riunione di gente parecchio incavolata di un Comitato spontaneo nato in difesa del ponte, raccontando loro che lui ci metteva la faccia, che presto i soldi sarebbero saltati fuori. Così fu, il Ponte a Casa al Corto venne sistemato. Da allora altri ponti sono crollati e frane hanno impedito o limitato il traffico su strade provinciali, ma nessuno si è fatto carico di muovere una discussione politica sulla situazione delle infrastrutture viarie nella provincia di Siena.
Oggi, ritroviamo Alessandro Pinciani candidato per le comunali a Siena con una propria lista, convinto che il cambiamento non può venire da chi, come il suo compagno di partito (il Pd) Bruno Valentini, si è caratterizzato più per immobilismo e conservazione che per spirito di iniziativa e rottura degli schemi.
Pinciani la domanda che le farebbe qualunque iscritto al Partito democratico oggi a Siena è: perché non ha partecipato alle primarie?
«Il Pd oramai vive di regole e basta. La politica non esiste più. Nel partito non si discute. Quando ci sono le assemblee, a parlare siamo sempre gli stessi, quattro o cinque che si alzano e dicono ciò che pensano. Il resto dei componenti le assemblee restano in silenzio, non c’è discussione».
Forse proprio per questo le primarie avrebbero potuto stimolare una discussione che, come dice lei, nel partito stenta a decollare…
«Ma le primarie sarebbero state una farsa. Se stiamo alle regole con le elezioni a giugno le primarie si sarebbero dovute tenere entro il 15 di novembre. Lontane dalla campagna elettorale e non a ridosso. Ad un mese dalle elezioni puoi fare solo primarie farsa».
Sembra che lei voglia entrare volutamente in rotta di collisione con il partito. Alla sua area politica appartiene però anche Raffaella Senesi che è vice segretario provinciale del Pd. La sua candidatura potrebbe provocare delle lacerazioni insanabili?
«Mi scusi, abbia pazienza, sono tre anni che diciamo nel partito e fuori dal partito che Bruno Valentini è inadeguato al ruolo che ricopre, senza che ciò provochi lacerazioni e nel momento in cui facciamo una scelta dettata dalla coerenza queste danno luogo a lacerazioni? Guardi i gruppi del congresso provinciale, Simone Vigni che si può dire rappresenta il 32% del partito è stato contro Valentini, Stefano Scaramelli il 20%, contro Valentini, noi con il 20% contro Valentini e i ceccuzziani con il 10 contro Valentini, questo non le dice nulla?».
Messa così provoca una domanda: chi sta con Valentini?
«Lo sa che non lo so? Il Pd non si è mai realmente espresso su Valentini».
E voi che non siete abituati a mandarle a dire vi esprimete con la sua candidatura a Sindaco. Comunque non ha risposto alla mia domanda sulla Senesi.
«Abbiamo chiesto a Andrea Valenti di occuparsi del partito a livello comunale, perché il partito è in implosione».
Quindi la sua candidatura non è una imboscata?
«Ma no. La nostra è una scelta sofferta dettata dalla necessità di dare a questa città una classe dirigente rinnovata. Perché la città ha bisogno di essere difesa, il centro storico, la periferia hanno bisogno di politiche appropriate, portate avanti da chi ha il coraggio di farsi carico del futuro dei senesi e non da “yes man” al servizio di qualche corte politica. Allo stesso tempo bisogna puntare su quelle che per noi senesi rappresentano ancora delle opportunità. Per fare questo serve coraggio».
Lei si è sempre identificato con un profilo molto politicizzato. Ora come giustifica il fatto che dovrà fare una lista civica?
«Noi faremo una lista politica non civica. Restiamo ciò che siamo, gente che non si nasconde nel civismo perché non ci vergogniamo di fare politica».