La spesa per il gioco di azzardo in provincia di Arezzo è aumentata di 20mila euro nel primo quadrimestre del 2017, rispetto al 2016, anno di cui sono disponibili i dati nel dettaglio. Circa 700 sono le persone che hanno avviato un progetto di recupero presso il Serd di Arezzo, ma si tratta solo di una piccola parte dei giocatori d’azzardo. Nel 2016 erano ben 2.359 le macchinette, ossia quasi 7 ad abitante. Dopo Arezzo, con ben 705 macchinette, i Comuni che ne hanno di più sono Cortona (n. 185), San Giovanni Valdarno (n. 183) e Montevarchi (n.175), segue Sansepolcro con 129 macchinette, mentre il Comune che ne ha di più in Casentino è Subbiano con 99, la cui media di apparecchi ad abitante è la più alta in provincia, addirittura oltre il doppio rispetto alla media (15,63), mentre tutti gli altri comuni casentinesi restano sotto la media. A superarla anche 4 Comuni della Val di Chiana, in primis Civitella (12,53), 3 del Valdarno con San Giovanni in testa (10,79) e 4 in Valtiberina, dapprima Pieve Santo Stefano (10,46), oltre ad Arezzo (7,09).

Terra di giocatori Gli aretini in tutta la provincia hanno speso ben 478 mln di euro, in slot, videolottery, Gratta e Vinci, lotterie, scommesse ecc. La cifra più alta si registra nel Comune di Arezzo con oltre 177mln di euro, seguono Cortona e Montevarchi che superano 36mln di euro. La spesa annuale pro-capite è in media di 1.088 euro, mentre la media regionale è di 1.571 euro, ma a Civitella in Val di Chiana la spesa per abitante arriva a ben 2.325 euro, a scendere tutti gli altri fino ad arrivare a Ortignano Raggiolo con 50 euro a testa. Rispetto alla spesa le vincite rappresentano poco più del 78%.

La tavola rotonda Di questa nuova forma di dipendenza si è parlato giovedì 12 aprile nel palazzo della Provincia di Arezzo in occasione della tavola rotonda “Ludopadia: i mali dei giochi d’azzardo” organizzato dalla Federazione Nazionale Pensionati CISL di Arezzo, con il patrocinio dell’Azienda USL Toscana Sud Est, della Provincia e del Comune di Arezzo. L’argomento è stato affrontato, sia dal punto di vista sanitario sia legislativo, nel tentativo di suggerire buone pratiche per non restare incagliati in questa rete.

La testimonianza Gianni Bacci, dell’associazione “Mi rimetto in gioco”, è riuscito a liberarsi da questa dipendenza: «Non gioco più da 5 anni – racconta – ho iniziato a circa 21 anni ed ho giocato per 20 anni, solo alle slot machine, però posso definirlo un periodo in un certo senso “fortunato” perché c’erano macchinette più limitate, in cui potevi spendere anche solo pochi spiccioli, mentre negli ultimi anni le VLT sono devastanti, perché permettono anche giocate sul vinto fino a 10 euro a tiro e, considerando che ogni 7 secondi può partire un tiro, a spendere 100 euro in un minuto non ci vuole niente. Alla fine tra spendere 100 o 2mila euro al giorno c’è una certa differenza. Tuttavia, pur non essendomi indebitato, ho deciso di cambiare vita quando ho capito che non potevo stare senza il rito del gioco per più di 2 o 3 giorni e quando ho realizzato che dovevo fare molte rinunce, come bei viaggi o un’auto più grande, a causa del gioco. Se ci si rende conto, il problema si risolve. Il consiglio che mi sento di dare ai giocatori è di rendersi conto di avere un problema che da soli non si supera e che è necessario sia l’appoggio delle persone vicine sia dei professionisti del Serd. Serve la volontà di chi ha il problema di riconoscerlo e di affidarsi a qualcuno».

Ma perché si inizia a giocare? «Capire il motivo per cui si gioca può già essere un passo avanti per trovare la soluzione al problema, si va dal rapporto che uno può avere con i soldi al volersi isolare da una realtà che non ci piace, quando si gioca ci si sente come in una bolla d’aria che ci protegge da quello che c’è fuori, siamo isolati dai problemi. Giocando si riesce a non pensare».

Ha idea del perché sempre più gli anziani si avvicinano al gioco? «Secondo me dipende dal fatto che nel momento in cui uno lascia il lavoro perde uno degli impegni più grandi, si sente meno importante, ha quindi degli spazi vuoti che finisce per riempire con il gioco».