L’antico orologio della Torre di Arnolfo di Palazzo Vecchio a Firenze, uno dei più grandi al mondo, sarà restaurato e sarà per la prima volta visitabile da vicino: sarà infatti resa accessibile la stanza attigua al manufatto, dove è conservato l’antico meccanismo che scandisce le ore. I lavori costeranno 125 mila euro e arriveranno tramite erogazione liberale da Giuliano Mazzuoli S.r.l., azienda artigiana operante nel settore dell’orologeria, con la collaborazione di Andrea Palmieri, maestro orologiaio conosciuto ed accreditato nel campo del restauro di orologi antichi, e di Ugo Pancani, tecnico di fama internazionale nel campo dei movimenti per orologeria, già docente di micromeccanica e orologeria presso l’Istituto Superiore Leonardo da Vinci di Firenze.
La storia dell’orologio attarverso i secoli Il restauro si inserisce nel progetto FLIC Florence I Care che consente ai privati di finanziare in varie forme i lavori di riqualificazione dei principali monumenti cittadini. Il progetto esecutivo è stato approvato nell’ultima seduta di giunta. Il grande segnatempo fu originariamente costruito dal fiorentino Nicolò Bernardo nel 1353, in un’officina in una via in prossimità del Duomo che da allora venne chiamata Via dell’Oriuolo. Nel giugno del 1500 al fiorentino Lorenzo della Volpaia (famoso per aver costruito l’orologio dei pianeti per i Medici), uno dei migliori costruttori di strumenti scientifici del Rinascimento, fu affidato sia il compito di riparare l’orologio che quello di “temperatore”, incarico quest’ultimo che tenne per lungo tempo e trasmise in seguito ai discendenti. Il Granduca Ferdinando II ordinò un nuovo orologio per la Torre, con la specifica che l’orologio avrebbe dovuto rendere memoria a Galileo ed alle sue invenzioni nel campo dell’orologeria. In pochi sanno che l’orologio attuale presenta lo scappamento e il pendolo regolatore di Galileo e fu proprio grazie a questo orologio che il Granduca pianificò un programma per la regolazione di tutti i segnatempo della Toscana, tramite tavole ideate dal matematico di corte Vincenzo Viviani. Nel 1665 il Granduca commissionò all’orologiaio di corte Treffler il nuovo orologio. La costruzione, realizzata ad Augusta da Georg Lederle su indicazioni dello stesso Treffler fu completata nei primi mesi del 1667 e lo stesso Treffler lo trasportò, su quattro carri trainati da buoi, nell’estate dello stesso anno a Firenze. L’ultimo restauro con modifica della ruota scappamento risale al 1840 circa, mentre l’ultimo restauro conservativo effettuato nel 1990. L’orologio è di dimensioni straordinarie, uno dei più grandi al mondo, circa due metri di lunghezza e larghezza per due metri e mezzo di altezza composto da due parti: la prima treno delle ruote per il tempo con la particolarità di essere dotato di un’unica lancetta che indica le ore, la seconda treno delle ruote per la suoneria collegata alla campana del Leone (o dei rintocchi) e alla campana del Mezzogiorno. La campana del Mezzogiorno suona solo una volta nella giornata, mentre i rintocchi corrispondenti alle ore vengono scanditi dalla campana del Leone, e ripetuti dopo 5 minuti. I lavori consteranno in un intervento di manutenzione, pulitura ed oliatura delle parti meccaniche per garantire il mantenimento e il buon funzionamento. Inoltre sarà resa fruibile a cittadini e visitatori la stanza attigua all’orologio, ripristinando la completa agibilità degli ambienti originari. Sarà così possibile osservare da vicino gli antichi ingranaggi tutt’oggi funzionanti: all’interno sono collocati infatti i diversi apparecchi di comando delle campane e dell’orologio con servomeccanismo a funzionamento digitale che pilota la lancetta posta in facciata, mentre tramite una scala di legno si sale fino alla cella che ospita il meccanismo storico vero e proprio.